Fidel Castro è riapparso in televisione, scrive Yoani Sánchez, è invecchiato, ma ha ancora l’indice alzato.

Ricordo ancora i sospiri di mia madre davanti alla tv mentre Fidel Castro teneva uno dei suoi discorsi torrenziali, in quei noiosi anni ottanta. Fidel era il principe azzurro sognato da tante cubane che, a forza di vederlo e di sentire le sue parole, erano in grado di prevedere ciò che avrebbe detto, conoscevano ogni suo gesto e ogni ruga sul suo viso.

È stato così fino al 1989, quando la tv ha trasmesso il processo al generale Arnaldo Ochoa, accusato di coinvolgimento nel traffico di droga. I sospiri di mia madre non erano più per Fidel ma per quell’uomo che di lì a pochi giorni sarebbe stato fucilato. Qualcosa nel “club dei fan del caro e invincibile comandante in capo” si era spezzato, e mia madre smise di ascoltare i suoi discorsi con aria inebetita.

Poi Fidel non è più apparso in tv, e ci siamo sentiti come se ci avessero tolto un peso enorme dal groppone. Dell’uomo che si era imposto a forza di mostrarsi, di addormentarci con i suoi interminabili sproloqui, ci restava ormai soltanto qualche riflessione sconnessa, pubblicata sulle prime pagine dei giornali.

Ma due settimane fa Lui ha deciso di tornare a riempire ogni minuto della nostra vita con la sua presenza. È tornato invecchiato ma con l’indice alzato ad ammonire di una possibile guerra nucleare. Ristabilitosi da una malattia che lo aveva portato in punto di morte, ma disposto a dare battaglia per intrufolarsi nel presente e scombussolare il nostro precario futuro.

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