La telenovela brasiliana che va in onda ogni settimana sul canale più importante di Cuba ha un concorrente inaspettato. Ogni lunedì sera si trasmette una serie intitolata Las razones de Cuba, prodotta dal ministero dell’interno.
Anche se la sceneggiatura è abbastanza noiosa, ogni episodio riserva sempre qualche sorpresa, dalla scoperta di un agente in incognito infiltrato nel giornalismo indipendente fino alle confessioni di un ragazzo che ha nascosto un’antenna parabolica in una tavola da surf. Ce n’è per tutti i gusti, e il tutto condito da una buona dose di teoria della cospirazione e antimperialismo.
La risposta alla diffusione delle reti clandestine d’informazione, alla blogosfera alternativa e alle critiche cittadine non si è fatta attendere. Sul piccolo schermo sfilano esperti che parlano delle nuove minacce che incombono sull’isola e funzionari dell’intelligence che tuonano contro Twitter, Facebook e il web 2.0. Le notizie in arrivo dal Nordafrica spingono la polizia politica a demonizzare la tecnologia, associandola con il nemico.
Ma la saga delle talpe infiltrate e degli specialisti di sicurezza informatica non è riuscita ad appassionare né a convincere gran parte dei telespettatori. Forse è per questo che gli episodi vengono ritrasmessi nelle scuole e negli uffici, per essere sicuri che li vedano tutti i cubani. La gente continua a preferire la telenovela rosa che arriva dal Brasile. Almeno non ci sono uniformi militari, slogan ideologici o ridicoli agenti in incognito.
*Traduzione di Sara Bani.
Internazionale, numero 889, 17 marzo 2011*
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