“Nella vita ci sono amori che non si possono dimenticare mai”, dice una delle canzoni registrate dal cantante El Cigala, accompagnato al piano da Bebo Valdés. Il 22 marzo Valdés è morto. Aveva 94 anni e da più di cinquanta non tornava a Cuba. Nel 1960 disse a sua madre che sarebbe tornato solo quando “il sistema” fosse crollato. Valdés ha passato il resto della vita in esilio, soprattutto in Svezia, dove ha trovato un amore e una seconda patria.

L’aspetto triste della storia è che, durante il suo lungo esilio, è stato cancellato dal repertorio della cultura cubana. Il governo ha cercato di eliminarlo dalla lista dei pianisti, anche se di tanto in tanto il suo talento s’infiltrava attraverso qualche registrazione clandestina o con un documentario che girava nelle reti d’informazione alternative. Fino al successo mondiale di

Lágrimas negras, che i censori cubani non sono riusciti a nascondere. I turisti hanno cominciato a chiedere di ascoltare le melodie che quell’eccellente interprete aveva immortalato con le sue mani.

Eppure la maggior parte dei cubani non conosce Bebo Valdés. Quando si è saputo della sua morte, molti si sono guardati stupiti cercando di ricordare chi fosse quell’uomo dalle dita prodigiose. A Bebo è successo qualcosa di magico, già descritto in quella canzone che diceva “niente è meglio di quel verso che non possiamo ricordare” e che ha finito per calzare a pennello al suo caso: un musicista che non possiamo ricordare.

Traduzione di Francesca Rossetti

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