Il 17 giugno in Italia sono cominciati gli esami di maturità per 515.864 studenti. Francesca Vecchio è una di loro. Vive alla Balduina, un quartiere di Roma, e frequenta il liceo Mamiani. Per un mese mi ha raccontato le sue giornate, le ultime interrogazioni, i ripassi infiniti, i momenti con gli amici e le paure. Dalle nostre chiacchierate, dalle email e dai messaggi vocali che ci siamo scambiati è nato questo diario.
3 giugno
Sono le 11 e siamo tutti collegati per la simulazione della fase 3 dell’esame. Le fasi sono cinque: elaborato su un argomento delle materie d’indirizzo (nel nostro caso, visto che siamo un liceo classico, latino e greco; non chiamatelo tesina! l’elaborato è nato per la maturità di quest’anno, sostituisce la seconda prova); analisi di un testo di letteratura italiana; discussione interdisciplinare a partire da un documento assegnato dalla commissione (su questo stiamo facendo la simulazione); racconto dell’esperienza Pcto (la sigla starebbe per “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”, in pratica è l’ex alternanza scuola-lavoro); e domande su cittadinanza e costituzione. Oltre alla classe, sono collegati i professori di inglese, arte, storia e filosofia, greco, latino e italiano. Questo è quello che ci siamo scritti in una chat privata mentre eravamo collegati con i professori (Gabriele B. detto Bela è un nostro compagno di classe, io sono Francesca V.).
11.05
Davide: Ragà mi sto divertendo troppo!
Edoardo: Però intervieni, dai.
Davide: Ma come siamo arrivati a Kant? Mi sono perso.
Edoardo: Abbiamo cominciato da Kant.
Nella simulazione è uscita una frase sul “cattivo infinito” di Fichte, interviene Bela.
11.18
Tommaso: Ma voi sapete una parola di quello che sta dicendo Bela?
Marta: No.
Davide: No.
Costanza: No.
Nina: Vabbè io esco. Non so nulla.
Gabriele V.: Ma i prof pensano che sappiamo ste cose?
Arianna: No, non ti preoccupare.
Bela fa un discorso piuttosto complesso e pieno di riferimenti. Cita anche autori latini e greci, che gli altri avrebbero toccato di sfuggita o schivato proprio, visto che la fase 3 non dovrebbe riguardare greco e latino.
11.35
Gabriele V.: Bela ma perché ci devi umiliare così?
Lavinia: Sì, davvero.
Francesca C.: Mamma mia, veramente!
Arianna: Tommi gli silenzi il microfono?
Lavinia: Bela è una macchina da guerra.
Francesca V.: Bela speriamo che esca la B così non sei dopo di me. Non mi importa niente se faccio l’esame a luglio, basta non stare vicino a te.
Edoardo: Io sono dopo Bela. Vi ho detto tutto.
Marta: Mi dispiace Edo.
Tommaso: Condoglianze.
Lavinia: Io sono dopo Silvia. Pure io ho detto tutto.
4 giugno
Ieri ho fatto la mia ultima interrogazione, in scienze. È andata abbastanza bene (ammetto che avevo un po’ di bigliettini e cose sparse da sbirciare, ma con la didattica a distanza è così, abbiamo trovato i modi più diversi per sfangarla). E non erano neanche tante domande, solo due. Il problema è che la professoressa proiettava queste immagini piene di molecole, di reazioni chimiche, e noi non eravamo abituati a vederle. La difficoltà quindi era capire cosa stavi guardando e collegarlo all’argomento. Per esempio, molte molecole tornavano in più reazioni… insomma, non sapevamo bene, almeno io non sapevo bene come muovermi. La cosa buona è che l’interrogazione è durata poco.
5 giugno
Ci hanno comunicato chi sarà il presidente della commissione (i professori sono tutti interni, solo il presidente è esterno): una professoressa di un liceo di Monte Mario. Ci siamo subito mossi per capire com’è, e siamo fortunati perché lei sembra una persona preparata che vuole che i ragazzi vadano all’esame preparati, e noi ovviamente sappiamo che dobbiamo studiare. Però ci hanno detto che è anche una persona molto umana, che capisce gli studenti. Siamo contenti.
6 giugno
Ho cominciato a lavorare al mio elaborato, quello con cui aprirò l’orale. Titolo: “L’amore come elemento di disobbedienza, Medea e Didone eroine preda di eros”. Letto così fa un po’ impressione, ma a me la figura di Didone ha sempre affascinato.
Mentre ero lì che ragionavo sull’amore e la disobbedienza, mi sono ritrovata a pensare ai primi giorni di quarantena, alle chat, agli articoli di giornale che ci scambiavamo per capirci qualcosa. Soprattutto, ho pensato alla maturità: sognavo questo momento da cinque anni, immaginavo cosa avrei provato entrando a scuola e mettendomi a cercare il corridoio in cui la mia classe avrebbe fatto gli scritti, con il peso del dizionario e dell’ansia. Invece il nostro esame sarà uno striminzito orale. Ci siederemo davanti ai nostri professori che da dietro la mascherina ci sorrideranno e ci diranno di cominciare, avremo un gel per le mani e terremo i due metri di distanza, ci sarà un solo amico ad assistere e nessun abbraccio alla fine.
7 giugno
Oggi giorno di pausa. Domani si comincia con Leopardi, a Roma dovrebbe piovere a dirotto. I miei compagni hanno paura di non finire in tempo l’elaborato. Io sono tranquilla, anche troppo in realtà. Domani avrebbe dovuto essere il nostro ultimo giorno di scuola.
8 giugno
Con Francesca e i suoi compagni ci diamo appuntamento in piazza Mazzini, vicino alla scuola. Questa mattina c’è stata la loro ultima lezione: italiano. Il professore li ha salutati con una poesia, Congedo di un viaggiatore cerimonioso di Giorgio Caproni.
Tommaso: Abbiamo fatto molta poesia. Dall’inizio dell’anno abbiamo studiato tipo 120 testi, in prosa e in versi, una caterva.
Silvia: Tutti da portare all’esame. 150 testi!
Sono 120 o 150? Non sembrate d’accordo sul numero.
Tommaso: Io ne ho contati 120, anzi, 119. Vabbè il numero non conta, sono parecchi.
Francesca: Mentre un nostro compagno leggeva la poesia di Caproni, ci siamo tutti messi a piangere.
Oltre a italiano, oggi hanno fatto anche un’ora di filosofia.
Tommaso: Su Heidegger, ma era facoltativa, per chi voleva.
Francesca: Sì ma ci stavate tutti! Non avete detto niente!
Luca: Fra’, era l’ultima lezione!
Silvia: Abbiamo scoperto che c’erano tutti tranne noi quattro (indica Francesca, Marta e Arianna).
Marta: Noi siamo entrate per salutare la prof, solo che se n’era già andata!
La professoressa di storia e filosofia, detta Tita, piace molto a tutto il gruppo.
Bela: Ci ha plasmato.
Francesca: Sì… non è l’unica.
Si apre una discussione su chi ha plasmato chi. E si passa a parlare della professoressa di latino.
Silvia: Il giorno dell’ultima lezione, l’altro ieri, ci ha scritto su WhatsApp “inutile fare lezione, a presto”. Ha un po’ raggelato tutti. Ce l’abbiamo da cinque anni! Volevamo salutarla bene!
Marta: Lei stessa ci aveva detto che avremmo fatto lezione per salutarci.
Silvia: Allora noi quattro le abbiamo scritto che la ringraziavamo per questi anni che è stata con noi. E lei secondo me si è un po’ pentita di questa freddezza iniziale. Alla fine faremo con lei una specie di aperitivo su Meet.
Marta: Ma secondo me l’abbiamo fraintesa. Lei intendeva dire “inutile salutarci oggi a lezione, poi ci vedremo, ci saluteremo meglio”. Qualcuno ha pensato che lei non ci volesse salutare in assoluto, invece no.
Nel discorso si affacciano i programmi d’esame, le cose da studiare. Ma torniamo subito ai professori.
Luca: Anche con la professoressa di storia e filosofia ci siamo salutati male.
Tommaso: Lei è molto brava, ha un modo di insegnare la filosofia e la storia che mi piace. Non si concentra sulle nozioni. Ha una visione della storia…
In coro: Hegeliana!
Come?
Silvia: Ahah, sì, lei dice sempre “ragazzi, io sono hegeliana”, ci tiene a precisarlo.
Tommaso: E quando abbiamo fatto Hegel in filosofia abbiamo capito cosa intendeva.
Tommaso: Bisogna dire che la Tita è fissata con le spiegazioni e le interrogazioni, quando le fa non puoi andare in bagno. Questo è un problema enorme.
Cambiamo discorso: con la matematica come ve la cavate?
Luca: La nostra classe ha una storia con la matematica un po’ complicata.
Tommaso: Siamo delle seghe.
Silvia: Ma adoriamo il prof!
Francesca: Lui comincia sempre dicendo “allora io pontifico, siete pronti a subire?”.
Tommaso: Ha delle espressioni che ripete sempre. “Ragazzini”, “banda di lavativi”.
Arianna: È un omone. Gli vogliamo tutti bene.
Francesca: Però il primo anno ci terrorizzava. Io mi ricordo che il primo voto che ho preso con lui, 14 anni, due settimane che stavo al liceo, è stato 3 perché era dispari. Mi fa: “Che giorno è oggi, pari o dispari?”. Gli ho detto dispari. 3. Se fosse stato pari non so cosa mi avrebbe messo…
Silvia: 4, Fra’.
Tommaso: Al primo anno, avevo quattro voti nel primo trimestre: due 3 e due 7, non si sa come. Il primo anno ero quasi bravo in matematica, poi..
Silvia: Ma che dici?!
Ridono tutti.
Tommaso: Quasi bravo ho detto.
Silvia: Quest’anno com’è andato il compito? Grazie a chi è andato bene?
Tommaso: Quest’anno grazie a Silvia, da cui ho copiato, ho preso 7.
E negli ultimi mesi come avete fatto ad aiutarvi durante le interrogazioni?
Gli chiedo se si sono sentiti a disagio a fare lezione da casa.
Marta: È stato un po’ strano… disagio no.
Arianna: È stato difficile non stare tutti insieme.
Tommaso: Poi stare tutto il giorno a casa. Io vivo in una casa abbastanza piccola, siamo in quattro… Infatti io salivo sempre sul terrazzo condominiale, sennò…
Francesca: Ci è mancata proprio la dinamica di classe. Il compagno o la compagna che ti suggerisce, il prof che arriva in ritardo.
Luca: Anche solo uscire la mattina.
Tommaso: Comunque non ci siamo sentiti a disagio. Anzi, è stato interessante vedere gli sfondi degli altri.
Bela: Per esempio la prof di filosofia aveva dietro di sé un basso enorme!
Tommaso: Le professoresse di latino e scienze con i gatti…
Arianna: Sì! Alle interrogazioni c’era il gatto che passava davanti alla webcam. E poi c’erano gli effetti!
Cioè?
Silvia: Ci sono delle estensioni di Google Meet, per esempio il fermo immagine. Tu puoi fare quello che ti pare e blocchi la tua immagine, quella è stata un po’ una svolta. Soprattutto alle interrogazioni, la gente metteva il fermo immagine, diceva “prof, problemi di rete”. Oppure ci sono gli effetti, tipo le bolle. Una nostra amica li provava tutti durante le lezioni di arte. E a un certo punto la professoressa le ha detto “stai in mezzo agli alieni!”. E all’inizio, non so come faceva, Luca mutava le persone. Mi mutava sempre!
Luca: Io? Io non so manco come si fa!
Tommaso: E poi c’era sempre Bela che faceva domande.
Arianna: Già i professori sforavano sempre… arrivavamo a fine lezione che non ce la facevamo più e puntualmente arrivava la domanda di Gabriele.
Bela: Se mi interessa un tema, voglio capire meglio.
Anche oggi che era l’ultima lezione?
Bela: Oggi no… ma ce l’avevo!
Tommaso: Stavano tutti piangendo, quindi se facevi la domanda era davvero da infame.
Marta: La cosa bella e brutta è che alla fine uno si abitua a tutto. All’inizio per me il pensiero di fare un ultimo giorno di liceo così, davanti a uno schermo, mi metteva angoscia. Ora vabbè, ci possiamo anche vedere, ma il periodo in cui non si poteva uscire… Noi siamo abituati a stare in mezzo alle persone, in un liceo grande, sempre a contatto.
Arianna: Ogni volta che passiamo davanti al liceo, una sofferenza!
Luca: Io ci passo quasi tutti i giorni in realtà, camminando.
Tommaso: L’atrio è enorme, e poi è bello. La scuola è proprio bella.
Luca: A me infatti manca anche il liceo come struttura. Starci dentro. Mi mancano perfino le scale. Ci abbiamo passato tanto tempo.
Oggi alcuni di loro sono andati a vedere se avevano esposto i quadri. È il giorno delle pagelle. Tutti punzecchiano Bela.
Arianna: Ah Bela, la guardi ‘sta pagella!
Luca: Caccia il cellulare!
Bela: Ahhhhh, che palle!
Arianna: Ma perché non la vuoi vedere, la vediamo noi!
Bela: E poi me la dite. No, per carità!
Non hai visto la tua pagella?
Bela: No, non la voglio vedere.
Ma perché?!
Bela: Non è che ho paura… non me ne frega niente. I voti!
Sui voti si scaldano un po’.
Bela: I voti del liceo, ma chi te li chiede! Non te li chiede nessuno, sono completamente inutili. Dovrebbe essere una cosa molto più tranquilla, molto più di discussione, invece di stare lì a preoccuparti delle medie.
Marta: Da una parte sì, però possono farti capire qualcosa di più. Magari un professore che ti stima ti mette un voto alto. Ti dà un riconoscimento che non è solo un 8. Almeno per me. Forse hai molte certezze di quello che pensano i professori di te Bela.
Come vi siete organizzati con lo studio per l’esame?
Francesca: Bela si è fatto il pdf!
Bela: Ma non ho fatto il pdf! Ho fatto un piano su Google doc.
Francesca: Ci metti un’ansia! Hai fatto ansiare Silvia.
Non tutti avete preparato un programma giorno per giorno.
Arianna: No no, io giusto un foglietto di carta.
Bela: L’ho fatto a caso. Cioè, ho visto quanta roba faccio oggi, quanta roba domani… non è una cosa scientifica.
Silvia: Hai messo dieci minuti di pausa, scusami.
Marta: L’altra volta hai detto a Tommi “io studio, poi dieci minuti…”.
Bela: Io in quei dieci minuti suono, quando faccio la pausa suono.
Cosa?
Bela: La chitarra.
Francesca: Sì, lui si porta sempre dietro la chitarra, anche a scuola, cantava. Ad Atene, in gita, due anni fa, abbiamo fatto una colletta per comprare una chitarra, Bela ha suonato…
Bela: Io suono praticamente sempre.
Francesca: Stavamo in una piazzetta e una tipa è venuta e ha detto “se suonate per i nostri amici offro da bere a tutti”. È stato veramente bello.
Marta: Ad Atene è stato bellissimo. Ancora più bello perché è stata l’unica gita vera che abbiamo fatto. L’altra è stata in Molise…
Luca: C’è stata anche la mitica Sicilia.
Francesca: Quest’anno avremmo dovuto fare la parte seconda con Praga, vabbè.
Torniamo all’esame… l’elaborato? L’avete cominciato? Bela, di nuovo, anticipa tutti.
Le voci si sovrappongono, tra chi parla di altri professori (quello di inglese, quella di scienze), dei cento giorni (cioè i cento giorni al diploma, che si festeggiano in modi diversi da regione a regione; quando scoprono che non in tutte le città si fanno restano sconvolti), dei testi da tradurre per l’elaborato. Qualcuno accenna all’interlinea.
Il giorno dell’esame come ve lo immaginate?
9 giugno
L’elaborato è ancora a carissimo amico.
10 giugno
Oggi sono stata più produttiva. Ho lavorato sul testo greco e domani spero di riuscire ad aggiungere il confronto con il testo latino e il commento. È stato un lavorone! Finito quello mi metterò sull’italiano e i suoi 119 testi. Non mi sono ancora fatta un programma, cosa poco intelligente (lo so).
11 giugno
Avevo impostato la sveglia presto per mettermi subito a studiare stamattina, ma non ha funzionato (mannaggia a me!). La maggior parte delle cose che devo fare sono bellissime, eppure non riesco a farmi prendere dallo studio. Sono alla scrivania cercando di rendere giustizia a Medea e Didone, ma senza indicazioni precise ho paura di sbagliare. Poi confrontandomi con degli amici mi rendo conto che ogni scuola fa come vuole e questo mi manda in confusione. Manca poco.
12 giugno
Rimpatriata di classe a piazza della Libertà, dove ci aspettavano i professori di latino, greco e matematica. È stato emozionante e allo stesso tempo strano rivederli in carne e ossa, mantenendo le distanze e con le mascherine. Ci hanno rassicurato sull’esame e fatto domande sul futuro (le avrei scampate volentieri!). Tra noi compagni non smettavamo di prenderci in giro.
Poi ho mangiato una pizza con i miei genitori e mio fratello. Non ti ho ancora parlato della mia famiglia, ma è stata importante in queste settimane. A casa c’è stato un bel clima, leggero. So che per i miei conta non tanto il voto ma che io faccia del mio meglio, e penso che siano contenti di come sto gestendo la situazione.
A pancia piena mi sono rimessa sull’elaborato, dopo molto fatica l’ho finito (la scadenza per la consegna è domani, dovevo chiuderlo per forza). La parte più bella è stata mandarlo alle mie amiche prima di consegnarlo, ci siamo lette a vicenda quello che avevamo scritto. Avere il loro parere mi ha rassicurato.
13 giugno
Simulazione d’italiano, cioè della fase 2 dell’esame. Non è stata granché. La maggior parte di noi non aveva finito di studiare i testi e il professore non era per niente soddisfatto. Ammetto di aver fatto un ripasso un po’ approssimativo, domani mi ci metterò di nuovo. Non vedo l’ora che sia lunedì per sapere le convocazioni.
Intanto mi sono già data la zappa sui piedi da sola. Rileggendo l’elaborato mi sono accorta che c’è un refuso, alcuni spazi sono doppi e a una frase manca il verbo: volevo morire. Lo so che consegnarlo a mezzanotte e quaranta è stata una pessima idea, ma hanno “minacciato” toglierci punti se l’avessimo mandato oggi. Mi sa che ho fatto una cavolata.
14 giugno
Domani si saprà chi comincia. Non posso crederci che ci siamo quasi.
15 giugno
Giornata delle convocazioni, giornata turbolenta. Alle 13.30 mi è arrivata un’email con data e ora del mio esame. L’oggetto era: “Convocazione esame di stato” (sguardo terrorizzato). Ma quello che ci ha davvero agitato è che la fase 3 (quella della simulazione del 3 giugno, per capirci) includerà – oltre a storia, filosofia, inglese, arte e scienze – anche greco, latino e italiano. Siamo andati nel panico, non ci avevano avvertiti!
Per la cronaca: gli esami cominciano il 17, il mio sarà il 24 giugno alle 10.30.
16 giugno
La notte prima degli esami! Nella disorganizzazione totale, siamo riusciti a darci appuntamento alle 22.30 davanti a scuola: tutti noi del quinto anno di nuovo riuniti! Irene, una mia amica che è nella sezione b, mi è venuta a prendere sotto casa e siamo andate insieme. Ho salutato persone che non vedevo da tempo, parlato con loro di un sacco di cose, del futuro. Mi sono sentita felice. Abbiamo aspettato le ragazze e i ragazzi della 5g che arriva sempre in ritardo e finalmente da una macchina è partita Notte prima degli esami di Venditti, ma il volume era troppo basso. Allora si sono aggiunte altre macchine e ce l’abbiamo fatta, tutti a cantare a squarciagola. Io ero accanto ad Anna, abbiamo fatto le scuole insieme e immaginavamo questo momento da quando eravamo piccole. Mi sono sentita piena di adrenalina. Ho stappato una bottiglia (ma senza Giorgia avrei fatto una figuraccia), che ora è su una mensola in camera mia, con la data di oggi.
Finalmente ho finito i testi di italiano. Domani si passa a Hegel, brutta storia anche quella.
17 giugno
Giornata fiacca. Provo a concentrarmi ma fallisco miseramente. Domani mi chiuderò in terrazzo condominiale senza telefono, scenderò solo per i pasti. Intanto sono cominciati gli esami, sulla presidente arrivano messaggi contraddittori, da “è adorabile” a impressioni meno incoraggianti.
18 giugno
Oggi chiusone di greco, ed è stata dura. Ho sentito tutto il peso di questo studio fatto per dovere. Ma ho anche immaginato la mia classe, noi dopo aver fatto l’esame, il sollievo e i festeggiamenti alla fine, ed è stato incoraggiante. Spero che vada tutto bene, mi sento una funambola.
19 giugno
Faccia a faccia con la chimica organica. Come ha detto Arianna, forse l’unica è “buttarla in caciara” e sperare che nessuno se ne accorga. Irene mi ha chiamato (ero in fase di piena autocommiserazione) per chiedermi di fare due passi e parlare un po’. Il suo esame è domani. Siamo andate in un posto molto bello, dal quale si vede tutta Roma, e lì, con lei, ho capito che stiamo attraversando un passaggio. E anche che se sono diventata quella che sono e affronto i rapporti e i problemi in un certo modo è soprattutto merito della scuola (ovviamente non lo ammetterò mai davanti ai miei genitori).
20 giugno
Sono tornata a scuola per accompagnare Irene al suo esame. Ha fatto strepitosamente bene, tanto da meritare un bel 94! Per quanto mi riguarda invece, continuo a fare le cose senza grande impegno, mi dà fastidio il modo approssimativo in cui è stato gestito l’esame. Se inizialmente tenevo a fare un buona prova ora voglio solo levarmela di dosso.
21 giugno
Domenica dedicata alla filosofia, a scienze della terra e a un po’ di arte. Domani comincia l’esame per la mia classe: Marta, Silvia e Luca saranno i primi. Per le misure di sicurezza non potrò essere lì con loro, ma li aspetterò all’uscita.
22 giugno
Luca, Marta e Silvia hanno fatto degli esami da paura, ma ce lo aspettavamo. Domani tocca ad Arianna, che è sfinita e preoccupata. Anche lei farà un ottimo esame, lo so. Io mi sento come Arianna. Vorrei uscire dalla scuola orgogliosa e felice, ma ho poca fiducia nel mio studio. Sono stati mesi complicati.
23 giugno
Domani è il grande giorno. Ho rivisto le cose su cui ero dubbiosa, ma ne rimangono ancora tante altre in realtà. Non so come mi sento. Ho paura, sì, e sono molto agitata. Tutti i miei amici e la mia famiglia mi aspetteranno fuori, vorrei renderli orgogliosi.
Domani a quest’ora sarò diplomata!
24 giugno
Anticanone! Ecco la parola che non mi veniva parlando della parte dedicata alla letteratura italiana.
Ho fatto l’esame. Mi ci vorrà del tempo per metabolizzare. La cosa che più mi ha fatto impressione è stato incontrare la mia professoressa di greco del ginnasio e pensare “e ora ho finito il liceo”. È stata una maturità diversa e improvvisata, sì, ma porterò con me uno splendido ricordo di questa giornata. È andata come speravo.
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