I sudanesi stanno pagando un prezzo altissimo per gli ultimi tre mesi di conflitto tra fazioni rivali. I negoziati non decollano e le violenze sembrano ormai fuori controllo Leggi
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I combattimenti scoppiati il 15 aprile tra l’esercito sudanese e un’unità paramilitare rischiano di far sprofondare il paese e l’intera regione nel caos Leggi
Il governo del Sudafrica annuncia che riprenderà in considerazione la sua adesione alla Corte penale internazionale (Cpi) in seguito alle polemiche scoppiate per la visita del presidente del Sudan Omar al Bashir a Johannesburg il 14 giugno per partecipare a un vertice dell’Unione africana (Ua). La Cpi, che ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti di Bashir per crimini contro l’umanità e genocidio in Darfur, ha chiesto al Sudafrica di arrestarlo. Ma prima che un tribunale di Pretoria si esprimesse sulla richiesta, Bashir è volato in Sudan, nonostante l’ordine di trattenersi nel paese fino al verdetto.
Gwede Mantashe, segretario generale dell’African national congress (Anc), al potere, ha definito la Cpi “pericolosa” e diversi funzionari del governo l’hanno accusata di pregiudizi nei confronti dei leader africani. Il governo ha precisato che riprenderà in esame l’adesione del paese allo statuto di Roma, che definisce la giurisdizione e il funzionamento della Corte penale internazionale, ma che il ritiro è solo “l’ultima possibilità”.
Il 15 giugno il presidente sudanese Omar al Bashir, su cui pende un mandato d’arresto per genocidio e crimini di guerra spiccato dalla Corte penale internazionale (Cpi), ha abbandonato prima della conclusione un vertice dell’Unione africana in Sudafrica. La corte suprema sudafricana stava per ordinare che fosse arrestato e consegnato alla Cpi, ma il governo del Sudafrica ha permesso che Al Bashir lasciasse il paese. Leggi
Il presidente del Sudan Omar al Bashir è arrivato nella capitale Khartoum in volo dal Sudafrica. Reuters
I giudici dell’alta corte sudafricana hanno ordinato l’arresto del presidente del Sudan Omar al Bashir. Il verdetto è stato emesso qualche ora dopo la partenza di Bashir dall’aeroporto di Johannesburg, in violazione del precedente ordine di un tribunale sudafricano che impediva al presidente sudanese di lasciare il paese. I giudici si sono detti amareggiati dal fatto che le autorità non hanno rispettato l’ordine di trattenere Bashir in Sudafrica.
La Corte penale internazionale (Cpi) aveva chiesto al Sudafrica di arrestare il presidente del Sudan, arrivato nel paese per partecipare a un summit dell’Unione africana. Bashir è accusato di crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio per il conflitto in Darfur. L’alta corte di Pretoria aveva preso del tempo per valutare la richiesta. Il Sudafrica ha sottoscritto nel 1998 lo Statuto di Roma che ha istituito la Cpi.
Il governo del Sudan ha confermato che il presidente Omar al Bashir ha lasciato il Sudafrica ed è rientrato nel suo paese. L’aereo presidenziale era decollato da Johannesburg questa mattina, ma la presenza a bordo del capo di stato sudanese non era stata confermata.
Omar al Bashir era andato in Sudafrica il 14 giugno per partecipare a un vertice dell’Unione africana. La Corte penale internazionale (Cpi) aveva chiesto al Sudafrica di arrestarlo ed era in atto la valutazione della richiesta da parte dell’alta corte di Pretoria. Nel frattempo un tribunale sudafricano aveva ordinato ad Al Bashir di non lasciare il paese fino alla pubblicazione del verdetto. All’arrivo di Bashir in Sudan si terrà una conferenza stampa.
La Cpi ha emesso due mandati di arresto internazionali nei confronti di Omar al Bashir, nel 2009 e nel 2010, per crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio, commessi durante il conflitto nella regione del Darfur.
La Corte penale internazionale (Cpi) ha esortato il Sudafrica ad arrestare il presidente del Sudan, Omar al Bashir, che si trova nel paese per partecipare a un summit dell’Unione africana. La giustizia sudafricana ha vietato a Bashir di lasciare il paese finché non si sarà pronunciata sulla richiesta di arresto. Il verdetto dovrà essere emesso nel corso della giornata.
Nel 2009 la Cpi ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti di Bashir, 71 anni, accusato di crimini contro l’umanità e genocidio per il conflitto nella regione del Darfur. Il presidente, al potere in Sudan dal 1989 e rieletto con il 94 per cento dei voti alle elezioni dello scorso aprile, ha respinto ogni accusa.
Il mandato di arresto gli impedisce di compiere viaggi fuori dal continente, ma Bashir ha visitato spesso paesi amici in Africa e in Medio Oriente. È arrivato a Johannesburg per partecipare a un summit dell’Unione africana (Ua), che si concentrerà in particolare sulla crisi politica in Burundi, ed è stato calorosamente accolto dalle autorità sudafricane. In altre occasioni l’Ua si è rifiutata di collaborare con la Corte penale internazionale, che accusa di pregiudizi nei confronti dei leader africani.
Un ragazzo è stato ucciso in scontri tra due gruppi di studenti all’università di Khartoum, in Sudan. Il ministero dell’interno ha riferito che nel campus sono scoppiati scontri tra i sostenitori del presidente Omar al Bashir e un gruppo di studenti proveniente dal Darfur, che contestavano la legittimità dell’elezione di Bashir, avvenuta il 27 aprile.
Omar al Bashir è stato riconfermato presidente del Sudan con il 94 per cento delle preferenze a fine aprile, ma i partiti dell’opposizione hanno boicottato il voto, accusando il presidente, al potere dal 1989, di avere reso impossibile l’alternanza al potere e una competizione elettorale leale. Alla vigilia delle elezioni, la comunità internazionale aveva definito il risultato delle elezioni non credibile. Bashir, 71 anni, è stato accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità e genocidio per il conflitto nell’est del paese.
Omar al Bashir ha vinto le elezioni presidenziali in Sudan con il 94 per cento dei voti. Una vignetta del disegnatore sudanese Khalid Albaih: “Al Bashir ha vinto”. “Con chi giocava?”.
Omar Hassan al Bashir è stato riconfermato presidente del Sudan con il 94 per cento delle preferenze. Lo ha annunciato la commissione elettorale. Le votazioni si sono tenute a metà aprile e sono durate quattro giorni. I partiti dell’opposizione hanno boicottato il voto, accusando il presidente, al potere dal 1989, di avere creato un clima ostile all’opposizione e di avere reso impossibile l’alternanza al potere e una competizione elettorale leale.
Alla vigilia delle elezioni, la comunità internazionale aveva definito il risultato delle elezioni non credibile. Bashir, 71 anni, è stato accusato dalla Corte penale internazionale per i crimini contro l’umanità e genocidio commessi nell’est del paese. Reuters
Si sono aperte questa mattina le urne in Sudan, dove tredici milioni di elettori sono chiamati a rinnovare il parlamento e a scegliere il nuovo presidente. I seggi rimangono aperti per tre giorni, fino al 15 aprile e i risultati ufficiali saranno annunciati il 27 aprile. Si tratta delle prime elezioni amministrative da quando nel 2011, con un referendum, gli abitanti del Sud Sudan hanno votato per la loro indipendenza. Con la scissione Khartoum ha perso un terzo del suo territorio e la maggior parte della sua produzione di petrolio.
I partiti di opposizione hanno deciso di boicottare il voto, accusando il presidente Omar Hassan al Bashir, al potere dal 1989, di aver creato un clima ostile all’opposizione e aver di fatto reso impossibile una competizione elettorale leale.
L’Unione europea non ha inviato nessuna missione di monitoraggio nel voto. Secondo l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Federica Mogherini “queste elezioni non potranno produrre un risultato credibile, con legittimità in tutto il paese”.
La campagna elettorale di Al Bashir si è concentrata sul miglioramento dell’economia, in un paese in cui il 46 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Il presidente in carica ha promesso di mantenere la stabilità politica e sociale, mettendo in guardia contro eventuali cambiamenti nel governo in un periodo in cui “l’intera regione, dalla Libia allo Yemen, è immersa nella violenza”.
Rimangono escluse dal voto lo stato del Sud Kordofan e le regioni centrali del Darfur, dove sono in corso gli scontri tra le forze governative e le milizie ribelli.
Il presidente sudanese Omar al Bashir, leader del Partito del congresso, sarà candidato alle elezioni nel 2015. Lo ha detto il suo consigliere Ibrahim Ghandur.
Omar al Bashir è salito al potere con un colpo di stato militare nel 1989. Il Tribunale penale internazionale l’ha accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nel Darfur. Afp
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