I ribelli huthi dello Yemen hanno rivendicato il 16 e il 17 marzo due attacchi contro una portaerei statunitense nel mar Rosso e annunciato futuri attacchi contro navi da carico statunitensi in risposta ai raid condotti da Washington. Leggi
Gli Stati Uniti hanno colpito cinque depositi sotterranei di armi dei ribelli huthi nello Yemen usando i bombardieri strategici B-2, ha affermato la sera del 16 ottobre il segretario alla difesa statunitense Lloyd Austin. Leggi
Sanaa, la capitale dello Yemen, è una delle città più antiche del mondo. A causa della guerra civile e dei bombardamenti aerei, sono stati distrutti molti edifici storici. Ma grazie al lavoro degli operai delle fabbriche di mattoni, le nuove case mantengono il loro stile millenario. Leggi
La coalizione araba ha intensificato i bombardamenti su Sanaa, la capitale dello Yemen, mentre nel sud del paese proseguono gli scontri tra le milizie pro governative e i ribelli houthi. Secondo fonti ribelli, i raid aerei nel quartiere di Al Jaraf hanno ucciso sei persone. Sono stati presi di mira anche l’abitazione di Mohammad Abdullah Saleh, fratello dell’ex presidente, e l’edificio delle comunicazioni.
Ad Aden, la seconda città del paese, almeno tredici ribelli houthi e otto combattenti delle milizie fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, in esilio in Arabia Saudita, sono morti nei combattimenti. A marzo la coalizione guidata da Riyadh ha lanciato una campagna militare per respingere l’avanzata dei ribelli houthi. Il 1 luglio le Nazioni Unite hanno classificato lo Yemen come una crisi umanitaria di livello 3, la categoria più alta.
L’attacco terroristico è avvenuto lunedì 29 giugno a Sanaa ed è stato rivendicato dal gruppo jihadista dello Stato islamico. Secondo fonti di sicurezza locali, gli obiettivi degli attentatori erano i due fratelli Faycal e Hamid Jayache, leader dei ribelli sciiti houthi. Leggi
Un’autobomba è esplosa a Sanaa, capitale dello Yemen, vicino alla moschea Qiba al Mahdi, frequentata dai ribelli sciiti houthi. Lo hanno riferito testimoni oculari, aggiungendo che il primo bilancio delle vittime è di almeno due morti e sei feriti.
Il gruppo Stato islamico ha rivendicato mercoledì 17 giugno la responsabilità di alcune autobombe che hanno ucciso due persone e ne hanno ferite altre decine, vicino alle moschee e le basi degli houthi nella capitale yemenita.
Sono due le persone rimaste uccise nei quattro attentati avvenuti ieri a Sanaa. I feriti sono almeno 60. Gli attacchi, realizzati con delle autobombe, sono stati rivendicati dal gruppo jihadista Stato islamico. A riferirlo, l’agenzia di stampa yemenita Saba.
Le quattro esplosioni hanno colpito la capitale dello Yemen, mentre sono in corso a Ginevra, in Svizzera, i colloqui di pace tra i delegati dei ribelli sciiti houthi e i rappresentanti del governo in esilio del presidente yemenita Abd Rabbo Mansur Hadi, sotto l’egida dell’Onu.
Alla vigilia del primo giorno di Ramadan, tre ordigni hanno centrato le moschee di Hashush, Kibsi e al Qubah al Khadra. Un’ autobomba ha invece fatto saltare in aria l’ufficio politico del movimento Ansarullah degli houthi. Il gruppo jihadista sunnita ha spiegato la motivazione degli attacchi: “una vendetta” contro gli sciiti houthi, che hanno invaso Sanaa e ucciso molti cittadini di religione sunnita, la maggioranza nel paese.
Recentemente, lo Stato islamico ha condotto molte operazioni nello Yemen, un territorio controllato a lungo dall’organizzazione sunnita Al Qaeda nella penisola araba (Aqap). Aqap è stata colpita duramente due giorni fa, quando un drone statunitense ha ucciso uno dei principali leader del gruppo, Nasser al Wuhayshi.
Intanto i colloqui a Ginevra, estesi fino a venerdì 19 giugno, continuano con scarsi risultati. L’obiettivo dei negoziati è il raggiungimento del cessate il fuoco tra i due schieramenti. I ribelli houthi e le forze fedeli all’ex presidente Ali Abdallah Saleh sarebbero a favore di una tregua, ma rifiutano di ritirarsi dalle aree da loro controllate, come richiesto dal governo in esilio di Abd Rabbu Mansour Hadi, sostenuto dall’Arabia Saudita.
Almeno 44 soldati yemeniti sono morti e più di un centinaio di persone, tra le quali donne e bambini, sono rimaste ferite nei raid della coalizione guidata dall’Arabia Saudita nella capitale Sanaa. Lo annuncia l’agenzia Saba news, gestita dai ribelli sciiti houthi.
Quattro esplosioni hanno colpito un edificio della capitale dove sabato si erano riuniti i soldati alleati agli houthi, i ribelli che ormai controllano gran parte dello Yemen.
Ieri gli houthi e i loro alleati hanno lanciato un missile scud verso i territori sauditi. Secondo l’Arabia Saudita, il missile è stato abbattuto.
La coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha annunciato di aver distrutto la pista di atterraggio dell’aeroporto di Sanaa, capitale dello Yemen, controllata dai ribelli sciiti. Il bombardamento sarebbe servito a evitare che un aereo iraniano potesse atterrare nella città, violando il divieto di sorvolare il paese.
L’Iran sostiene i ribelli houthi, anche se Teheran ha sempre smentito di aver fornito loro aiuti militari.
L’aereo iraniano, che aveva ottenuto l’autorizzazione della coalizione per recarsi nella capitale attraverso l’Arabia Saudita, “è passato per l’Oman prima di chiedere l’autorizzazione, tentando di seguire un itinerario vietato”, ha spiegato il portavoce della coalizione, il generale Ahmed al Assiri.
La distruzione della pista di atterraggio mette in difficoltà gli aerei che trasportano aiuti umanitari alla popolazione, già stremata dal conflitto. I civili uccisi sono almeno 551, secondo le ultime stime dell’Onu, e 150mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie case.
Un raid aereo ha colpito un deposito di armi e munizioni dell’esercito yemenita, provocando diverse esplosioni in un quartiere abitato della periferia di Sanaa. Fonti ospedaliere hanno riferito di almeno quindici morti e decine di feriti fra i civili.
Il capannone militare bombardato si trovava sul monte Faj Attan, che affaccia sul quartiere governativo di Hadda, sede del palazzo presidenziale e diverse ambasciate.
Testimoni locali hanno parlato della peggiore esplosione dall’avvio dei bombardamenti aerei sulla capitale yemenita da parte della coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli sciiti houti, che controllano Sanaa oltre a diverse regioni del paese.
Le immagini delle case distrutte nella capitale Sanaa, nello Yemen, dopo i bombardamenti dell’Arabia Saudita e degli alleati per fermare l’avanzata dei ribelli sciiti houthi. Il video della Reuters. Leggi
Il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha confermato il sequestro di una donna francese nello Yemen.
“Purtroppo confermiamo il rapimento questa mattina a Sanaa di una donna di nazionalità francese che lavora presso un’organizzazione internazionale”, ha dichiarato il ministro in un comunicato, “tutti i nostri servizi sono completamente mobilitati per cercare di localizzarla e assicurare una veloce liberazione” ha aggiunto. Le forze di sicurezza hanno riferito che il gruppo di uomini armati ha rapito la donna con la sua scorta mentre andava al lavoro. Reuters
Una bomba è esplosa vicino a un’accademia militare nella capitale dello Yemen, Sanaa, in un quartiere che è considerato la roccaforte dei ribelli sciiti houthi. Non è ancora chiaro se ci siano delle vittime. Reuters
Lunedì 19 gennaio i ribelli sciiti houthi hanno attaccato il palazzo presidenziale a Sanaa, la capitale dello Yemen, in un tentativo di colpo di stato. Negli scontri con l’esercito sono morte almeno nove persone prima dell’entrata in vigore di una tregua in serata. Leggi
I ribelli sciiti houthi hanno circondato il palazzo repubblicano nel centro della capitale Sanaa, dove abita il primo ministro. Un portavoce del governo ha confermato che il premier Khaled Bahah si trova all’interno dell’edificio. Reuters
Nove persone sono morte durante la giornata di scontri a Sanaa, in Yemen. Afp
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