Le forze armate israeliane stanno perseguendo “metodicamente” i loro obiettivi nella Striscia di Gaza, ha affermato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, escludendo la possibilità di un cessate il fuoco con Hamas, chiesto a gran voce dalle organizzazioni umanitarie.
“L’esercito israeliano è ormai presente sul terreno nella Striscia di Gaza e sta avanzando con metodo e progressivamente”, ha dichiarato il 30 ottobre Netanyahu, aggiungendo che è cominciata la “terza fase” dell’operazione militare.
Jonathan Conricus, portavoce dell’esercito israeliano, ha confermato il 31 ottobre che “le truppe israeliane sono presenti in varie zone del nord della Striscia”.
“Sono entrati veicoli corazzati, carri armati e bulldozer”, ha affermato. “Comprendiamo che la situazione umanitaria è difficile, ma la responsabilità non è nostra”.
L’offensiva, lanciata dopo l’attacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano, sta mettendo a dura prova i 2,4 milioni di abitanti della Striscia, sottoposti a bombardamenti ininterrotti e a un “assedio totale” che li priva di acqua, cibo ed elettricità.
“L’ingresso di un numero limitato di camion di aiuti umanitari dal valico di Rafah non basta a soddisfare le necessità delle persone intrappolate a Gaza”, ha affermato Philippe Lazzarini, capo dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.
Lazzarini ha chiesto un “cessate il fuoco umanitario immediato, che è ormai una questione di vita o di morte per milioni di persone”.
Netanyahu lo ha escluso: “Un cessate il fuoco sarebbe una resa ad Hamas”.
John Kirby, portavoce del consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha affermato che un cessate il fuoco “non è la risposta giusta in questo momento”.
“Parti cesarei e amputazioni senza anestesia”
Gli aiuti umanitari continuano ad accumularsi al valico di Rafah, tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, in attesa di essere ispezionati da Israele. Lo ha dichiarato un funzionario statunitense che ha chiesto di restare anonimo.
Il 30 ottobre le Nazioni Unite hanno fatto sapere che dal 21 ottobre nella Striscia sono entrati solo 117 camion. Secondo le autorità israeliane successivamente ne sono entrati altri trentanove.
Secondo le autorità di Hamas, 8.306 persone sono morte finora nell’offensiva israeliana. “Quasi il 70 per cento delle vittime sono bambini e donne”, ha dichiarato Lazzarini.
Preoccupa anche la situazione negli ospedali, dove si sono rifugiati migliaia di civili.
Il 31 ottobre la Mezzaluna rossa palestinese ha riferito di nuovi attacchi vicino all’ospedale Al Quds.
Israele accusa Hamas di usare gli ospedali per nascondere combattenti e armi, ma il gruppo palestinese ha smentito.
“I medici conducono operazioni sul pavimento ed eseguono parti cesarei e amputazioni senza anestesia per la mancanza di medicinali”, ha denunciato il 30 ottobre l’ong Médecins du monde.
“La mancanza di acqua potabile costringe molti abitanti a bere acqua di mare”, ha aggiunto il vicepresidente dell’ong Jean-François Corty.
L’ospedale Nasser di Khan Younis, a Gaza, in diretta
Confermata la morte di Shani Louk
Secondo le autorità israeliane, l’attacco di Hamas del 7 ottobre ha causato più di 1.400 vittime in Israele. Il 31 ottobre Conricus ha affermato che 238 ostaggi sono ancora nelle mani di Hamas.
Una delle persone in ostaggio, la soldata Ori Megidish, è stata liberata durante l’operazione di terra nella Striscia, ha annunciato il 30 ottobre l’esercito israeliano. Quattro donne erano state rilasciate la settimana scorsa da Hamas.
Il 30 ottobre il ministero degli esteri israeliano ha confermato la morte di Shani Louk, una donna dalla doppia nazionalità israeliana e tedesca che era stata rapita il 7 ottobre. “È stato ritrovato il suo cranio”, ha affermato il presidente israeliano Isaac Herzog.
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Il 30 ottobre l’esercito israeliano ha affermato di aver colpito in ventiquattr’ore “seicento obiettivi” di Hamas nella Striscia di Gaza. Il gruppo palestinese è considerato da Israele, dagli Stati Uniti e dall’Unione europea un’organizzazione terroristica.
Gli attacchi israeliani sono proseguiti nella notte tra il 30 e il 31 ottobre in varie zone della Striscia, secondo l’agenzia palestinese Wafa.
Il conflitto ha aggravato le tensioni anche nella Cisgiordania occupata, dove quasi 120 palestinesi sono stati uccisi dal 7 ottobre da soldati e coloni israeliani, secondo il ministero della salute dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp).