L’11 gennaio la Cina ha invitato la popolazione di Taiwan a fare “la scelta giusta” nelle elezioni presidenziali del 13 gennaio, definendo il candidato favorito come “un serio pericolo” a causa delle sue posizioni indipendentiste.
L’attuale vicepresidente Lai Ching-te, del Partito progressista democratico (Ppd, al governo), è il grande favorito del voto, seguito con attenzione dalla Cina, che considera Taiwan una sua provincia ribelle, e dagli Stati Uniti, i principali fornitori di armi al’isola.
“In caso di vittoria, Lai Ching-te promuoverebbe attività separatiste che aumenterebbero le tensioni tra Pechino e Taipei”, ha dichiarato Chen Binhua, portavoce dell’ufficio cinese responsabile delle relazioni con Taiwan.
“Pechino dovrebbe smettere d’intromettersi nelle elezioni di altri paesi e cominciare a organizzarle in patria”, ha replicato il ministro degli esteri taiwanese Joseph Wu sul social network X.
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Negli ultimi anni la Cina ha aumentato le pressioni diplomatiche e militari su Taiwan.
Pur dicendosi favorevole a una riunificazione “pacifica” con l’isola, che ha 23 milioni di abitanti, non esclude l’uso della forza se necessario.
Questa settimana quattro palloni spia cinesi hanno attraversato la linea mediana che separa la Cina dall’isola, secondo il ministero della difesa taiwanese, mentre le forze armate cinesi hanno mobilitato quattro navi e dieci aerei da guerra.
Lo status di Taiwan è una delle questioni più spinose nei rapporti tra Pechino e Washington.
Un alto funzionario statunitense, che ha chiesto di restare anonimo, ha affermato che Washington si oppone a “qualunque interferenza nel processo elettorale dell’isola”.
Mao Ning, portavoce del ministero degli esteri cinese, ha reagito l’11 gennaio dichiarando a sua volta che gli Stati Uniti “non dovrebbero intromettersi negli affari taiwanesi per evitare di danneggiare seriamente le relazioni sino-americane”.
All’inizio della settimana, nel corso di un incontro a Washington, alcuni alti ufficiali militari cinesi hanno avvertito i loro colleghi statunitensi che la Cina “non scenderà mai a compromessi su Taiwan” e hanno invitato gli Stati Uniti a “smettere di fornire armi all’isola”.
Il candidato d’opposizione Hou Yu-ih
L’11 gennaio Hou Yu-ih, principale avversario di Lai Ching-te e candidato del Kuomintang (Kmt), formazione favorevole a relazioni più strette con Pechino, ha promesso di “non svendere Taiwan alla Cina” e di mantenere i legami con gli Stati Uniti.
Hou ha aggiunto che se vincerà le elezioni la questione della riunificazione con la Cina non sarà all’ordine del giorno: “Sono favorevole al mantenimento dello status quo”.
Nel suo discorso di Capodanno il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che la “riunificazione avverrà sicuramente”.
Negli ultimi anni, di fronte alle crescenti pressioni di Pechino, la presidente uscente Tsai Ing-wen, del Ppd, ha aumentato i finanziamenti per la difesa e l’acquisto di armi dagli Stati Uniti.