Il governo colombiano e i ribelli dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) hanno annunciato il 6 febbraio all’Avana, a Cuba, una proroga di sei mesi della tregua in vigore dall’agosto scorso. Inoltre, i guerriglieri hanno accettato di sospendere i rapimenti a scopo di riscatto.
“Abbiamo concordato di prorogare il cessate il fuoco per 180 giorni a partire dalla mezzanotte del 6 febbraio”, si legge in un documento firmato dai capi delle due delegazioni e pubblicato sul social network X.
“Per contribuire al successo del cessate il fuoco, l’Eln ha anche deciso di sospendere unilateralmente i sequestri a scopo economico”, prosegue il documento.
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Il rapimento da parte del gruppo ribelle alla fine di ottobre del padre del calciatore colombiano Luis Díaz, rilasciato dodici giorni dopo, aveva messo a rischio il processo di pace cominciato alla fine del 2022.
A dicembre, nel corso di un ciclo di negoziati in Messico, l’Eln si era impegnato a sospendere i rapimenti in caso di prolungamento della tregua.
La tregua, scaduta il 29 gennaio, era già stata prorogata di sette giorni per dare più tempo ai negoziatori, che si erano riuniti all’Avana a partire dal 22 gennaio.
Poco più di una settimana fa anche il ministro della difesa colombiano Iván Velásquez ha raggiunto l’Avana per partecipare ai negoziati.
Presente soprattutto nell’ovest del paese, lungo la costa del Pacifico, e nel nordest, al confine con il Venezuela, l’Eln, che secondo le stime ha circa 5.800 combattenti, si è formato nel 1964 sulla scia della rivoluzione cubana.
Gustavo Petro, il primo presidente di sinistra nella storia della Colombia, ha avviato dei colloqui con le principali organizzazioni armate e criminali attive nel paese. Oltre all’Eln ci sono i dissidenti delle Farc, che hanno respinto lo storico accordo di pace del 2016, e gruppi di paramilitari e narcotrafficanti.
Questa politica di riconciliazione nazionale è duramente criticata dall’opposizione di destra.