Il 1 marzo l’oppositore russo Aleksej Navalnyj, morto in circostanze misteriose in una prigione russa il 16 febbraio, è stato sepolto in un cimitero di Mosca alla presenza di migliaia di sostenitori.
La folla presente al funerale ha scandito vari slogan, tra cui “La Russia sarà libera” e “No alla guerra”.
Dopo una breve cerimonia in chiesa, a cui hanno partecipato i genitori, durante la quale il corpo di Navalnyj è stato esposto in una bara secondo il rito ortodosso, l’oppositore è stato sepolto nel cimitero di Borisovo.
La sepoltura è stata accompagnata dalle note della colonna sonora del film Terminator 2, che secondo Navalnyj era il “miglior film mai realizzato”, ha spiegato la sua portavoce Kira Iarmych.
Fuori della chiesa si sono radunate migliaia di persone, che hanno formato una lunga coda. La polizia antisommossa era presente in forze.
In precedenza il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov aveva avvertito di possibili sanzioni contro i partecipanti a manifestazioni “non autorizzate” durante il funerale.
La vedova Julija Navalnaya ha ringraziato il marito per “ventisei anni di assoluta felicità” in un messaggio d’addio pubblicato sui social network.
Dopo aver rifiutato per giorni di consegnare il corpo di Navalnyj alla famiglia, le autorità russe l’hanno fatto lo scorso fine settimana, consentendo lo svolgimento del funerale.
Alla cerimonia erano presenti gli ambasciatori di Stati Uniti, Francia e Germania, oltre a tre oppositori ancora in libertà: Yevgeny Roizman, Boris Nadezhdin ed Ekaterina Duntsova.
Quasi quattrocento persone sono state arrestate dalla polizia nei giorni successivi alla morte di Navalnyj, in occasione di raduni improvvisati in sua memoria.
Navalnyj è morto il 16 febbraio in una prigione dell’Artico russo, a 47 anni di età. Il suo team, i suoi familiari e alcuni governi occidentali hanno accusato il presidente Vladimir Putin di essere responsabile della sua morte.
Dopo essere sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento in Russia nell’agosto 2020 ed essere stato curato in Germania, Navalnyj, diventato popolare grazie alle sue inchieste sulla corruzione del potere russo, aveva deciso di tornare in Russia nel gennaio 2021.
Era stato immediatamente arrestato e poi condannato a pesanti pene detentive, da scontare in condizioni sempre più difficili.