L’ex presidente boliviano e leader indigeno Evo Morales, alla testa di una marcia partita una settimana fa e arrivata il 23 settembre nella capitale amministrativa La Paz, ha lanciato un ultimatum al presidente Luis Arce, invitandolo a cambiare il governo entro ventiquattr’ore.

“Se Lucho (Arce ndr) vuole continuare a governare, deve destituire entro ventiquattr’ore i ministri trafficanti di droga, i ministri corrotti, i ministri tossicodipendenti e i ministri razzisti”, ha affermato.

L’ex presidente (2006-2019) ha guidato una “marcia per salvare la Bolivia” di 190 chilometri dagli altipiani alla capitale per protestare contro la crisi economica, e in particolare le carenze di dollari e carburante.

“L’obiettivo della marcia è dire basta alla corruzione, alla complicità con i narcotrafficanti e alla cattiva gestione”, ha dichiarato Morales davanti a migliaia di sostenitori.

Morales ha anche minacciato di continuare la mobilitazione se il governo non risolverà il problema delle carenze di carburante.

Le autorità considerano la marcia un “tentativo di colpo di stato”.

In un discorso tenuto in tv il 22 settembre, Arce ha affermato che farà il possibile per evitare una “guerra civile” dopo che 34 persone sono rimaste ferite durante la marcia negli scontri tra i suoi sostenitori e quelli di Morales.

“Una guerra civile è ciò che vogliono i nemici interni ed esterni dello stato, e non la permetteremo”, ha dichiarato, aggiungendo che “per avere una guerra civile bisogna essere almeno in due, e noi invece scommettiamo sulla pace”.

Nel 2020 Morales aveva sostenuto la candidatura a presidente di Arce, il cui mandato scade nel novembre 2025.

Arce era stato ministro dell’economia durante i tredici anni al potere di Morales, ma i due sono ora ai ferri corti per ottenere la candidatura del Movimento per il socialismo (Mas, sinistra) in vista delle presidenziali dell’agosto 2025.

Morales, sostenuto da una parte del Mas, punta infatti a candidarsi ignorando un divieto della giustizia.

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