Nella notte tra il 23 e il 24 settembre l’esercito israeliano ha condotto nuovi attacchi contro obiettivi di Hezbollah in Libano, dopo che i bombardamenti su vasta scala del 23 settembre avevano causato circa cinquecento morti e suscitato i timori di un conflitto regionale a quasi un anno dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza.

Le preoccupazioni legate a un conflitto regionale in Medio Oriente saranno al centro dei dibattiti all’assemblea generale delle Nazioni Unite, che si apriranno il 24 settembre a New York.

Il 24 settembre l’esercito israeliano ha affermato di aver colpito “decine di obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano”.

I bombardamenti del giorno precedente, di un’intensità senza precedenti dall’inizio degli scambi a fuoco al confine tra Israele e Libano nell’ottobre 2023, hanno preso di mira “circa 1.600 obiettivi terroristici” nel sud e nell’est del paese (la valle della Beqaa), secondo l’esercito israeliano.

Hezbollah ha invece rivendicato il lancio di alcuni missili Fadi 2 verso Israele, che non avrebbero però causato danni significativi.

Gli attacchi del 23 settembre hanno causato 492 morti, tra cui 35 bambini e 58 donne, e 1.645 feriti, secondo il ministero della salute libanese.

L’esercito israeliano ha riferito di un “gran numero” di miliziani di Hezbollah uccisi.

Secondo il ministero della salute libanese, migliaia di persone sono fuggite dalle aree bombardate, cercando rifugio a Beirut o Sidone, la più grande città del sud.

Molti di loro hanno passato la notte in macchina, bloccati sulla strada che porta alla capitale.

La sera del 23 settembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha invitato gli abitanti a “tenersi alla larga dalle zone pericolose fino al termine dell’operazione”.

Il suo collega libanese, Najib Miqati, ha denunciato “un piano per distruggere il Libano”, dove il 24 settembre le scuole sono rimaste chiuse.
“In un solo giorno l’esercito israeliano ha neutralizzato decine di migliaia di razzi e munizioni”, ha dichiarato il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, aggiungendo che Hezbollah sta vivendo “la settimana più difficile dalla sua fondazione nel 1982”.

L’esercito israeliano ha anche rivendicato un “attacco mirato” a Beirut che, secondo Hezbollah, ha preso di mira senza successo il suo comandante per il fronte meridionale, Ali Karaki.

Il 17 e il 18 settembre, inoltre, 39 persone erano morte negli attacchi, attribuiti a Israele, contro i dispositivi per le comunicazioni di Hezbollah.

Netanyahu ha affermato che Israele è sul punto “d’invertire i rapporti di forza al confine libanese”, dove l’obiettivo è permettere il ritorno a casa di decine di migliaia di sfollati israeliani.

Hezbollah, sostenuto dall’Iran, si è impegnato nell’ottobre 2023 ad attaccare Israele “fino al termine dell’aggressione a Gaza”. Da allora gli scambi a fuoco tra il gruppo e l’esercito israeliano al confine tra i due paesi sono stati quasi quotidiani.

“Siamo sull’orlo di una guerra totale”, ha avvertito Josep Borrell, il capo della diplomazia dell’Unione europea, mentre la Francia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che il 24 settembre terrà il suo ultimo discorso all’assemblea generale, ha ribadito di essere impegnato “a evitare un’escalation” .

“Gli Stati Uniti sono fermamente contrari a un’eventuale operazione di terra in Libano e presenteranno questa settimana alle Nazioni Unite alcune proposte concrete per riportare la calma”, ha affermato un alto funzionario statunitense.