Nella notte tra il 2 e il 3 ottobre sei persone sono morte in un bombardamento israeliano contro un centro di soccorso di Hezbollah nel centro di Beirut, dopo una giornata di combattimenti nel sud del Libano in cui otto soldati israeliani sono rimasti uccisi.
Di fronte al rischio di un conflitto totale in Medio Oriente dopo l’attacco missilistico iraniano in Israele, il presidente statunitense Joe Biden ha affermato il 2 ottobre di essere contrario all’ipotesi di un attacco israeliano contro le infrastrutture nucleari di Teheran.
Israele ha proseguito la sua offensiva in Libano nel corso della notte, con diciassette raid sulla capitale Beirut e la sua periferia meridionale, secondo l’agenzia di stampa libanese Nna.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Per la seconda volta un attacco ha preso di mira il cuore della capitale, colpendo il “centro di protezione civile” di Hezbollah nel quartiere Bachoura, secondo una fonte vicina al gruppo filoiraniano. Il ministero della salute ha affermato che sei persone sono morte e sette sono rimaste ferite.
Nel corso della notte l’esercito israeliano ha emesso un nuovo ordine di evacuazione per le aree sciite di Haret Hreik, Bourj al Barajneh e Hadath Gharb, alla periferia sud della capitale.
Il 2 ottobre le forze israeliane hanno anche ucciso tre persone a Damasco, in Siria, tra cui il genero del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, che era stato a sua volta eliminato da Israele il 27 settembre alla periferia di Beirut.
“Hassan Jaafar al Qasir, genero di Hassan Nasrallah, è una delle due vittime libanesi di un raid israeliano che ha preso di mira un appartamento di un edificio residenziale nel quartiere Mazzé”, ha affermato l’ong Osservatorio siriano dei diritti umani.
Il 1 ottobre l’Iran aveva lanciato il suo secondo attacco diretto contro Israele, seguito da minacce reciproche tra i due paesi.
“L’Iran ha commesso un grave errore e ne pagherà il prezzo”, ha avvertito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha invece promesso “una risposta ancora più forte” in caso di ritorsione, assicurando però che il suo paese “non cerca la guerra”.
Il 2 ottobre il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha affermato che “è tempo di mettere fine al circolo vizioso della violenza”, aggiungendo che il Medio Oriente è “sull’orlo del precipizio”.
Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha avvertito sul social network X che “gli ospedali libanesi sono sull’orlo del collasso”.
Dopo un anno di scambi di fuoco tra Israele e Hezbollah al confine tra i due paesi, l’esercito israeliano ha intensificato i bombardamenti a partire dal 23 settembre per consentire il ritorno a casa di decine di migliaia di sfollati israeliani.
Il 1 ottobre Israele ha annunciato di aver avviato un’offensiva di terra in Libano “limitata e localizzata”.
Secondo il ministero della salute libanese, più di mille persone sono state uccise in Libano a partire dalle esplosioni dei dispostivi delle comunicazioni di Hezbollah, attribuite a Israele e avvenute il 17 e 18 settembre.
Il 2 ottobre il governo libanese ha affermato che circa 1,2 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case.
Intanto, il 2 ottobre il gruppo palestinese Hamas, in guerra con l’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, ha rivendicato un attacco condotto il giorno precedente a Tel Aviv, in Israele, che ha causato la morte di sette persone.