Il 13 novembre la procura di Parigi ha chiesto cinque anni di prigione e altrettanti d’ineleggibilità per Marine Le Pen, la storica leader del Rassemblement national (Rn, estrema destra), accusata insieme ad altri ventiquattro esponenti dell’Rn di aver usato fondi del parlamento europeo per pagare impiegati del partito.
Se la richiesta fosse accolta, Le Pen non potrebbe candidarsi alle elezioni presidenziali del 2027.
La procura ha chiesto anche una multa da 300mila euro per Le Pen e da due milioni di euro per il partito.
All’uscita dall’aula, Le Pen, attuale presidente del gruppo dell’Rn all’assemblea nazionale, ha definito le richieste della procura “violente e oltraggiose”. “Penso che l’obiettivo sia impedire al popolo francese di votare per chi vuole”, ha affermato.
“È un attacco alla democrazia”, ha scritto sul social network X Jordan Bardella, il presidente dell’Rn.
“Anche in Francia stanno usando tutti i mezzi possibili per fermare la volontà popolare e il vento del cambiamento”, ha dichiarato il vicepresidente del consiglio italiano Matteo Salvini, alleato di Le Pen in Europa.
La procura ha definito “il sistema messo in atto da Le Pen senza precedenti per la sua durata nel tempo e per l’ammontare della cifra sottratta” (4,5 milioni di euro).
“Gli imputati consideravano il parlamento europeo la loro vacca da mungere”, ha affermato la procuratrice Louise Neyton.
Contratti per assistenti parlamentari
Il caso, cominciato nel 2015 con una segnalazione del presidente del parlamento europeo Martin Schulz, riguarda un gran numero di contratti per assistenti parlamentari stipulati in un periodo di più di dieci anni (2004-2016).
Secondo l’accusa, alcuni di questi “assistenti” non avevano mai incontrato i loro datori di lavoro ufficiali (gli europarlamentari) e messo piede nel parlamento europeo, ma lavoravano solo per il partito, una cosa vietata dalle normative europee.
Tra gli imputati ci sono nove ex eurodeputati del Front national (che poi è stato ribattezzato Rn), tra cui Le Pen, l’attuale vicepresidente dell’Rn Louis Aliot, Bruno Gollnisch e Julien Odoul.
Oltre a loro, sono sotto processo dodici assistenti parlamentari e quattro collaboratori.
Gli imputati sono accusati di appropriazione indebita di fondi pubblici o complicità in questo reato.
Il processo si concluderà il 27 novembre e la sentenza sarà emessa qualche mese dopo.