A partire dal 28 novembre il governo norvegese deve difendersi in tribunale dall’accusa di aver approvato un progetto per lo sfruttamento minerario dei fondali marini senza valutare adeguatamente le conseguenze ambientali. La denuncia era stata presentata dal Wwf.
Ignorando le preoccupazioni di scienziati, ong e altri stati, il paese scandinavo prevede di assegnare le prime licenze nel 2025, diventando uno dei primi stati al mondo a sfruttare i fondali marini.
“La decisione del governo si basa su una valutazione d’impatto insufficiente e viola quindi la legislazione norvegese”, ha dichiarato Karoline Andaur, segretaria generale della sezione norvegese del Wwf.
“Il governo dovrebbe sospendere il progetto fino a quando non avrà conoscenze sufficienti per garantire che non danneggerà la biodiversità e il corretto funzionamento degli ecosistemi”, ha aggiunto.
Il processo si concluderà il 5 dicembre.
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Ad aprile il ministero dell’energia aveva annunciato l’avvio dell’esplorazione ai fini di sfruttamento minerario di un’area grande come il Regno Unito, situata tra il mar di Norvegia e il mar di Groenlandia.
All’interno di quest’area aveva designato delle zone più piccole, che insieme rappresentano il 38 per cento della superficie totale, per una prima assegnazione di licenze.
A gennaio il parlamento norvegese aveva dato il via libera all’avvio dell’esplorazione di 280mila chilometri quadrati di fondali marini.
Secondo le ong per la difesa dell’ambiente, lo sfruttamento dei fondali minaccia ecosistemi poco conosciuti e già minacciati dal riscaldamento globale.
Tra i rischi citati ci sono la distruzione degli habitat e degli organismi che vivono sui fondali, l’inquinamento acustico e luminoso e la fuoriuscita di sostanze chimiche nocive.
Il governo norvegese sottolinea invece l’importanza di non dipendere da paesi come la Cina per l’approvvigionamento di minerali essenziali per la transizione energetica.
Secondo Oslo, la piattaforma continentale norvegese potrebbe contenere grandi quantità di rame, cobalto, zinco e terre rare, che potrebbero essere usati per produrre, tra le altre cose, batterie per veicoli elettrici e turbine eoliche.
Di recente vari stati, tra cui la Francia e il Regno Unito, hanno chiesto una moratoria sullo sfruttamento dei fondali marini. A febbraio anche il parlamento europeo ha espresso forte preoccupazione per il progetto norvegese.