Il 2 dicembre i lavoratori della Volkswagen sono entrati in sciopero negli stabilimenti del gruppo in Germania in risposta all’annuncio di migliaia di licenziamenti.

Secondo il sindacato Ig Metall, che rappresenta i lavoratori del settore metalmeccanico, interruzioni del lavoro sono previste in tutto il paese, compreso lo stabilimento della sede centrale di Wolfsburg.

Si tratta della prima fase di uno sciopero che potrebbe arrivare a dimensioni senza precedenti se i vertici dell’azienda e i rappresentanti dei lavoratori non riusciranno a trovare un accordo.

Simbolo delle difficoltà dell’industria tedesca, la crisi della Volkswagen assume un’importanza particolare anche perché arriva in piena campagna elettorale per le legislative anticipate del 23 febbraio.

“Siamo pronti alla battaglia più dura nella storia della Volkswagen”, ha avvertito l’Ig Metall.

A settembre la Volkswagen aveva annunciato che stava preparando un drastico piano di riduzione dei costi, per circa quattro miliardi di euro.

L’annuncio è stato seguito da tre cicli di negoziati tra l’azienda e il sindacato, che però non hanno prodotto risultati.

“Purtroppo dovremo procedere a chiusure di stabilimenti e licenziamenti, non vedo altra strada”, aveva affermato a novembre Thomas Schäfer, l’amministratore delegato della Volkswagen, il marchio più in difficoltà di un gruppo che comprende anche Audi, Porsche, Seat e Skoda.

Secondo l’Ig Metall, la Volkswagen vorrebbe chiudere tre stabilimenti in Germania, per la prima volta nei suoi 87 anni di storia. Il gruppo ha attualmente dieci fabbriche nel paese e circa 300mila dipendenti, di cui 120mila per il marchio Volkswagen.

Le parti s’incontreranno nuovamente il 9 dicembre a Wolfsburg per un quarto ciclo di negoziati.

Secondo alcuni analisti, la Volkswagen è in difficoltà a causa del rallentamento globale delle vendite di auto, della concorrenza della Cina, della scarsa attrattività dei modelli elettrici e del costo del lavoro più alto rispetto ai rivali.

Le forze politiche tedesche hanno posizioni molto diverse sulla crisi industriale in corso in Germania.

Il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz e il ministro dell’economia Robert Habeck, dei Verdi, sono favorevoli ai sussidi all’industria, anche per ridurre i costi dell’energia. I loro avversari conservatori, grandi favoriti del voto, vorrebbero invece ridurre la spesa pubblica.

Lo stato della Bassa Sassonia, che ospita la sede centrale della Volkswagen, è una roccaforte socialdemocratica.