In Brasile la superficie distrutta dagli incendi è aumentata del 79 per cento nel 2024, raggiungendo i 30,8 milioni di ettari, un’area di dimensioni paragonabili a quelle dell’Italia, secondo un rapporto della piattaforma di monitoraggio MapBiomas pubblicato il 22 gennaio.

È il dato peggiore dal 2019.

La foresta amazzonica, un ecosistema fondamentale per la regolazione del clima globale, è stata la più colpita, con circa 17,9 milioni di ettari distrutti, pari al 58 per cento del totale.

“Il 2024 è stato un anno atipico e allarmante”, ha affermato Ane Alencar, coordinatrice di MapBiomas, la piattaforma di monitoraggio dell’Osservatorio del clima brasiliano.

Secondo i dati ufficiali, nel 2024 sono stati registrati più di 140mila incendi, il numero più alto degli ultimi diciassette anni, con un aumento del 42 per cento rispetto al 2023.

Gli scienziati sostengono che l’aumento degli incendi è legato al riscaldamento globale, che rende la vegetazione più secca, favorendo la propagazione delle fiamme.

Il rapporto è una pessima notizia per il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva in vista della conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop30) che si terrà a novembre a Belém, nel nord del Brasile.

Alla conferenza il governo brasiliano avrà il difficile compito di coordinare gli sforzi internazionali per garantire il rispetto dell’accordo di Parigi sul clima, un obiettivo reso più difficile dal ritiro degli Stati Uniti, annunciato il 20 gennaio dal nuovo presidente Donald Trump.

Lula ha fatto dell’ambiente una delle priorità del suo mandato, ma l’aumento degli incendi rischia di vanificare i passi avanti compiuti nella lotta alla deforestazione.