
Dopo l’ultimatum lanciato a Hamas dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dal presidente statunitense Donald Trump, che due giorni fa aveva promesso “l’inferno” se il gruppo islamista avesse interrotto la liberazione degli ostaggi, i mediatori di Qatar ed Egitto stanno lavorando per risolvere la crisi del cessate il fuoco a Gaza.
Secondo i termini della tregua, raggiunta il 19 gennaio dopo un anno e tre mesi di bombardamenti e combattimenti nella Striscia, i prigionieri devono essere rilasciati gradualmente in cambio di palestinesi sotto custodia israeliana. Finora, Israele e Hamas hanno completato cinque scambi, che rientrano tra quelli previsti dall’accordo in tre fasi definiti per il cessate il fuoco.
Negli ultimi giorni, però, la tregua si è fatta sempre più fragile dopo che Hamas ha minacciato di far saltare il rilascio di un nuovo gruppo di ostaggi, previsto per il 15 febbraio, se Israele continua a non rispettare i termini del cessate il fuoco, in particolare sull’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia.
“I mediatori del Qatar e dell’Egitto sono in contatto con la parte statunitense”, ha dichiarato una fonte palestinese, che ha chiesto di rimanere anonima. “Si lavora intensamente per risolvere la crisi e costringere Israele ad attuare il protocollo umanitario previsto dall’accordo di cessate il fuoco, così da avviare i negoziati per la seconda fase della tregua”, ha dichiarato.
Nel frattempo, l’11 febbraio Netanyahu ha dichiarato che “se Hamas non restituirà gli ostaggi entro sabato a mezzogiorno, l’accordo si annullerà e l’esercito israeliano riprenderà a combattere intensamente”. Una minaccia seguita a quella del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che il giorno precedente aveva promesso “l’inferno” contro il gruppo islamista se non avesse rilasciato “tutti” i prigionieri entro sabato.
Un alto dirigente di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha sottolineato che il commento del presidente statunitense “complica ulteriormente le cose”, aggiungendo che “Trump deve ricordare che esiste un accordo, che deve essere rispettato da entrambe le parti”. Il movimento ha concluso dicendo che “la porta da parte nostra rimane aperta per il rilascio una volta che l’occupazione si adegua”.
Nella prima fase dell’accordo, in totale, è previsto il rilascio di 33 ostaggi israeliani in cambio di 1.900 palestinesi.
Iscriviti a Mediorientale |
Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Mediorientale
|
Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
|
Iscriviti |
Secondo il ministero della sanità di Gaza, la guerra cominciata dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ha provocato almeno 48.219 vittime palestinesi. L’attacco di Hamas ha ucciso 1.21o israeliani.
Secondo l’esercito israeliano, i militanti del gruppo islamista hanno preso in ostaggio 251 persone, di cui 73 ancora a Gaza e 35 morte.
In un rapporto pubblicato il 12 febbraio, le Nazioni Unite hanno affermato che saranno necessari più di 53 miliardi di dollari per ricostruire la Striscia e porre fine alla “catastrofe umanitaria” nel territorio devastato.