Il 2 marzo Israele ha bloccato l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza fino a nuovo ordine a causa delle divergenze con Hamas sulle modalità di prosecuzione della tregua. Le Nazioni Unite hanno chiesto a Israele di revocare la misura, contestata da vari governi arabi.
Le divergenze mettono a rischio la prosecuzione della tregua, entrata in vigore il 19 gennaio dopo quindici mesi di guerra.
Dopo la scadenza il 1 marzo della prima fase della tregua, ottenuta grazie alla mediazione di Stati Uniti, Qatar ed Egitto, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che “l’ingresso di tutte le merci e i rifornimenti a Gaza”, dov’è in corso una catastrofe umanitaria, è bloccato a partire dal 2 marzo.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Il premier ha motivato la decisione con il rifiuto di Hamas di accettare una proposta statunitense che prevede una proroga della prima fase della tregua durante il Ramadan e la Pasqua ebraica, cioè fino alla metà di aprile.
Secondo Israele, il piano prevede “il rimpatrio di metà degli ostaggi ancora a Gaza, sia vivi sia morti”, nel giorno dell’entrata in vigore della proroga. Tutti gli altri ostaggi sarebbero invece consegnati alla fine, “in caso di accordo su un cessate il fuoco permanente”.
Hamas ha però respinto la proposta, accusando Israele di non rispettare i patti.
Il gruppo palestinese ha riaffermato la sua “volontà di procedere alle restanti due fasi dell’accordo iniziale di tregua”, che prevedono “un cessate il fuoco permanente” e il “ritiro completo” di Israele da Gaza, prima dell’avvio della ricostruzione.
Per il momento, però, Israele non vuole procedere alla seconda fase, chiedendo la smilitarizzazione di Gaza e lo scioglimento di Hamas.
Hamas ha definito il blocco degli aiuti umanitari un “crimine di guerra”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha chiesto “l’immediato via libera agli aiuti a Gaza”, invitando “le parti a impegnarsi per evitare una ripresa delle ostilità”.
“Il diritto umanitario internazionale è molto chiaro: Israele deve garantire l’accesso agli aiuti vitali ed essenziali”, ha affermato Thomas Fletcher, responsabile degli affari umanitari delle Nazioni Unite.
Vari paesi arabi, tra cui Qatar, Egitto e Arabia Saudita, hanno definito il blocco degli aiuti “una flagrante violazione dell’accordo di tregua”, accusando Israele di “usare la fame come arma di guerra”.