Il sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu, principale oppositore del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, arrestato il 19 marzo e sospeso dalle sue funzioni, è stato ufficialmente designato candidato del suo partito alle prossime elezioni presidenziali, previste nel 2028, ha dichiarato all’Afp un portavoce.
Il Partito popolare repubblicano (Chp), la principale formazione d’opposizione, ha infatti confermato, nonostante l’arresto, le primarie del 23 marzo, a cui İmamoğlu era l’unico candidato.
Secondo il Chp, circa quindici milioni di elettori hanno partecipato al voto.
Intanto, l’ondata di proteste in Turchia seguita all’arresto di İmamoğlu non accenna a placarsi, con nuove manifestazioni previste la sera del 24 marzo, per il sesto giorno consecutivo.
İmamoğlu è stato incarcerato nella prigione di Silivri, un comune della provincia di Istanbul, con l’accusa di “corruzione”, che lui ha definito politicamente motivata.
“Sono vittima di un’esecuzione senza processo, ma non mi piegheranno”, ha affermato in una dichiarazione diffusa dai suoi avvocati.
L’arresto di İmamoğlu ha scatenato la più grande ondata di proteste in Turchia dal 2013.
La sera del 23 marzo decine di migliaia di persone hanno partecipato a una grande manifestazione davanti alla sede del comune di Istanbul.
Secondo i mezzi d’informazione turchi, la polizia ha effettuato vari arresti, sia durante la manifestazione sia la mattina del 24 marzo.
Almeno otto giornalisti sono stati arrestati all’alba tra Istanbul e Smirne (ovest), la terza città del paese, ha affermato l’associazione turca per la difesa dei diritti umani Mlsa.
Dal 19 marzo più di 1.100 manifestanti sono stati arrestati.
“L’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu costituisce una grave violazione delle regole della democrazia”, ha affermato la sera del 23 marzo il ministero degli esteri francese.
Berlino ha definito l’arresto e la sospensione di İmamoğlu “totalmente inaccettabili”.