Il 27 marzo la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato una legge che rafforza l’influenza del potere politico nella nomina dei giudici, rilanciando anche un progetto più ampio di riforma della giustizia che aveva scatenato un’ondata di proteste nel paese.

La legge, che modifica la composizione di una commissione incaricata di nominare i giudici, è stata approvata con 67 voti a favore (su 120) e uno solo contrario, mentre l’opposizione, che ha boicottato la votazione, ha immediatamente presentato un ricorso alla corte suprema.

Il governo di Benjamin Netanyahu punta a rilanciare un suo progetto di riforma della giustizia che nel 2023 aveva provocato uno dei più grandi movimenti di protesta nella storia del paese.

Il progetto era stato sospeso in seguito allo scoppio della guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza.

L’approvazione della legge arriva in un momento in cui il governo è impegnato in un braccio di ferro con la corte suprema dopo il licenziamento di Ronen Bar, direttore del servizio di sicurezza interno Shin bet, e l’avvio di una procedura di destituzione della procuratrice dello stato Gali Baharav-Miara.

Il licenziamento di Bar è stato sospeso temporaneamente dalla corte suprema.

Negli ultimi giorni migliaia di persone hanno partecipato a manifestazioni di protesta a Tel Aviv e Gerusalemme contro le ultime mosse del governo e il progetto di riforma della giustizia, denunciando più in generale quella che considerano una deriva autoritaria del governo Netanyahu.

Una parte dei manifestanti contesta anche la nuova offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e chiede di riattivare la tregua, in modo da ottenere la liberazione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas.

“L’unico scopo della nuova legge è garantire che i giudici siano sottomessi al potere politico”, ha dichiarato il leader dell’opposizione Yair Lapid, annunciando il ricorso alla corte suprema.

L’ong Movimento per un governo di qualità, coinvolta nel ricorso, ha definito la legge “il colpo di grazia alla democrazia”.

In Israele i giudici, compresi quelli della corte suprema, sono nominati da una commissione composta da nove persone tra giudici, deputati e avvocati, sotto la supervisione del ministro della giustizia.

In base alla nuova legge, la commissione rimarrebbe composta da nove persone, ma cambierebbe la ripartizione: tre giudici della corte suprema, il ministro della giustizia e un secondo ministro, un deputato della maggioranza e uno dell’opposizione, e due rappresentanti della cittadinanza, uno nominato dalla maggioranza e uno dall’opposizione.

Per ogni nomina sarebbe necessaria una maggioranza di cinque membri, tra cui almeno un giudice.

Il 26 marzo, durante un’aspra discussione in parlamento, Netanyahu aveva accusato l’opposizione di “alimentare l’anarchia nel paese”.