Il 7 aprile un’ondata di panico ha colpito i mercati finanziari mondiali: l’inflessibilità del presidente statunitense Donald Trump sui dazi doganali ha causato un crollo storico delle borse asiatiche, mentre quelle europee hanno aperto in caduta libera.
Poco dopo l’apertura la borsa di Francoforte era in calo del 5,75 per cento, dopo essere scesa brevemente di più del 10 per cento. La borsa di Parigi era in calo del 5,68 per cento, quella di Londra del 5,21 per cento e quella di Milano del 6,37 per cento.
“Non è esagerato definire ‘storico’ il crollo delle borse”, hanno affermato gli economisti della banca tedesca Deutsche Bank.
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In Asia le perdite si sono accentuate in seguito alla ferma risposta della Cina ai dazi statunitensi, che potrebbe alimentare una pericolosa escalation nella guerra commerciale in corso.
Il 7 aprile la borsa di Hong Kong ha chiuso con una perdita del 13,22 per cento, la più consistente dal 1997.
La borsa di Tokyo ha chiuso in calo di quasi l’8 per cento, mentre quella di Seoul ha registrato una perdita del 5,6 per cento e quella di Sydney del 4,2 per cento.
Gli economisti della Deutsche Bank hanno evocato “il più grande shock per il sistema commerciale mondiale dalla fine del sistema monetario di Bretton Woods, nel 1971”.
“Il ‘giorno della liberazione’ proclamato da Trump si è tradotto in una gravissima crisi sui mercati finanziari mondiali”, hanno concordato gli analisti della banca d’affari francese Natixis.
Il 6 aprile Trump si era mostrato inflessibile sui dazi imposti ai partner commerciali degli Stati Uniti, mentre la sua amministrazione aveva sottolineato che più di cinquanta paesi hanno contattato la Casa Bianca per negoziare.
“Abbiamo enormi deficit commerciali con la Cina, l’Unione europea e molti altri paesi”, aveva affermato il presidente sul suo social network Truth Social. “L’unico modo per risolvere il problema è con i dazi, che frutteranno decine di miliardi di dollari agli Stati Uniti”.
“A volte per guarire bisogna prendere una medicina”, aveva aggiunto.
La svolta protezionistica della Casa Bianca, senza precedenti dagli anni trenta del novecento, prevede dazi aggiuntivi del 10 per cento su tutti i prodotti importati negli Stati Uniti, con aumenti più pesanti per i paesi considerati ostili dal punto di vista commerciale.
Per la Cina il conto è astronomico, con dazi del 34 per cento che si aggiungono a quelli del 20 per cento già introdotti dall’amministrazione Trump. I dazi sono stati fissati al 20 per cento per l’Unione europea e al 24 per cento per il Giappone.
Il 4 aprile la Cina aveva risposto con fermezza, imponendo a sua volta dazi doganali del 34 per cento su tutti i prodotti importati dagli Stati Uniti e presentando un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio.