Nel 2019 l’immigrazione è stata un tema centrale nell’informazione italiana, con un aumento del 30 per cento rispetto all’anno precedente delle notizie dedicate alla questione sulle prime pagine dei giornali; nei notiziari di prima serata i picchi di attenzione sono stati tra i più alti degli ultimi cinque anni. Lo registra l’associazione Carta di Roma, che il 17 dicembre ha presentato il suo settimo rapporto “Notizie senza approdo”, redatto insieme all’Osservatorio di Pavia e a Demos&Pi.
Nel primo semestre del 2019 è stato registrato il numero più alto di servizi degli ultimi quindici anni sul tema, ma nonostante questo tra gli italiani la percezione di insicurezza legata al fenomeno migratorio è diminuita. “Nel corso degli anni trova conferma l’ipotesi di una assenza di correlazione tra quantità di esposizione mediatica del fenomeno e l’incremento della percezione di insicurezza delle persone”, afferma il rapporto.
“Da questo punto di vista il 2019 risulta emblematico: una grande e continua attenzione al tema e un calo di dieci punti dell’insicurezza percepita nei confronti degli ‘stranieri’. Una percezione che torna ai livelli del biennio 2013-2014, anni che hanno preceduto la grande esposizione mediatica del tema. Il quadro – reale – della presenza straniera in Italia resta, in compenso, stabile, con una percentuale nel 2019 pari all’8,7 per cento, del tutto in linea con i dati degli anni precedenti”, specifica il rapporto.
Percezione e rappresentazione
“Gli immigrati sono divenuti un oggetto di spettacolo. Il 33 per cento degli italiani sente i migranti come un problema, di meno rispetto all’anno precedente. Perché tutti gli ‘spettacoli’ stancano, ci si abitua alla paura”, ha detto il sociologo Ilvo Diamanti presentando il rapporto. “Esistono tre piani diversi: la realtà, la rappresentazione, la percezione. La realtà è costante, lineare. La rappresentazione e la percezione cambiano. Tanto più un fenomeno è rappresentato, tanto più entra nella nostra percezione”, ha spiegato Diamanti. Ma la rappresentazione nel 2019 ha avuto toni meno allarmistici. Nel 2019 sono state il 18 per cento le notizie da prima pagina con toni allarmistici, sei punti percentuali in meno del 2018, il valore più basso negli ultimi cinque anni di rilevazione.
L’attenzione più importante è stata data ancora una volta alle notizie sulla gestione dei flussi migratori (prima voce con il 51 per cento delle notizie) e alle notizie di società e cultura (seconda voce con il 23 per cento, cinque punti in più rispetto alle rilevazioni degli ultimi anni). “Fa da contraltare la contrazione del tema dell’accoglienza che si dimezza rispetto all’anno precedente (collocandosi al quarto posto con il 9 per cento di attenzione)”, sottolinea il rapporto. “Di accoglienza i media italiani ne parlano sempre di meno. Così come delle persone che sono già arrivate. Forse dovrebbe essere il contrario”, ha commentato il giornalista Valerio Cataldi, presidente dell’associazione Carta di Roma.
Uno degli aspetti negativi dell’approccio dei mezzi d’informazione alla questione migratoria continua a essere la rappresentazione passiva delle persone di origine straniera, che diventa attiva solo nel caso di reati e casi di cronaca. “I rifugiati sono agiti o perché qualcun altro parla a loro nome o perché sono rappresentati come vittime”, afferma Paola Barretta dell’Osservatorio di Pavia. “Il dato complessivo del 2019 vede la presenza in voce di migranti e rifugiati pari al 7 per cento, con una netta prevalenza maschile: 86 per cento uomini e 48 per cento donne”.
Lo studio ha individuato cinque frame narrativi dentro i quali sono inserite le interviste ai migranti mandate in onda dalle testate mainstream: fragilità e debolezza connesse agli arrivi via mare e all’accoglienza, alterità e minaccia, rivendicazione, integrazione e razzismo. Ma la maggior parte delle interviste è focalizzata sul tema dell’emergenza. Come negli anni precedenti la politica ha avuto un ruolo centrale nella narrazione del fenomeno migratorio. “La politica è una componente strutturale della società. Quando si lega all’immigrazione fa in modo che questa tematica entri sempre di più nel dibattito pubblico”, ha spiegato Barretta.
“Una struttura narrativa così chiusa e rigida impedisce la costruzione di una contronarrazione: tutte le voci principali partecipano al frame egemonico, che descrive l’immigrazione come un luogo di conflitto tra le cosiddette élite dominanti e il popolo che cerca di tutelare la propria identità. Le poche interviste che cercano un racconto alternativo dell’immigrazione, fuori da questo schema (racconti di buone pratiche di integrazione, di iniziative dal basso, tematizzazione dell’immigrazione e individuazione della complessità delle cause e degli effetti) appaiono del tutto marginali”.
In tv la voce narrante sul fenomeno migratorio è stata quella dell’ex ministro dell’interno Matteo Salvini: “La voce narrante della cosiddetta ‘emergenza migratoria’, nei telegiornali, è stata quella di Matteo Salvini. In certe reti quasi un terzo delle interviste sul tema delle migrazioni è costituita da interviste a Matteo Salvini. Nel Tg2, oltre un quarto. Nel Tg che presenta di meno la voce dell’ex ministro dell’interno, il Tg3, Salvini rappresenta comunque quasi un intervento in voce su dieci”.
Leggi anche
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it