Il 1 novembre l’unica centrale elettrica di Gaza, che fornisce energia a circa 900mila persone, ha chiuso a causa della scarsità di carburante. E da allora i palestinesi che vivono nel nord della striscia di Gaza rischiano di stare anche dodici ore al giorno senza corrente.
I blackout pesano sugli abitanti della zona, controllata da Hamas, già da anni. A giugno il governo egiziano ha ripreso le operazioni per distruggere i tunnel di contrabbando che attraversano il confine tra Egitto e Striscia di Gaza e che costituiscono una via fondamentale per le importazioni palestinesi, anche di carburante.
A fine ottobre l’Autorità nazionale palestinese (Anp) si è impegnata a fornire a Gaza carburante senza chiedere la tassa prevista, consentendo ad Hamas di comprarne 400mila litri al giorno, ma in seguito ha reintrodotto la tassa.
Dalla chiusura della centrale, l’energia arriva nelle varie zone intorno a Gaza secondo turni di sei ore.
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