Atong Atem è una giovane artista e scrittrice sudsudanese, arrivata da bambina in Australia come profuga dal campo di Kakuma, in Kenya. Da questa esperienza personale prende spunto il suo lavoro, che esplora la diaspora africana, il rapporto tra spazio pubblico e privato e la ricerca di un’identità culturale attraverso il ritratto.
Il suo ultimo progetto The studio series è una riflessione sulla fotografia africana in studio a partire dalla lezione di maestri come Seydou Keïta, Malick Sidibé e Philip Kwame Apagya. Le prime fotografie scattate alle popolazioni africane erano il prodotto della cultura colonialista occidentale, spiega Atem, e la sua intenzione è di rovesciare quello sguardo umiliante, usando il ritratto per rivendicare la propria identità, culturale e personale.
Atem ha coinvolto i suoi amici di Melbourne, come lei africani cresciuti in Australia, che hanno costruito la loro identità in una terra di mezzo, una “terza cultura” in cui stabiliscono una forte appartenenza con i paesi d’origine, pur non avendo legami reali con essi, e sentendosi tuttavia ancora estranei alla società australiana. La messa in scena viene costruita insieme ai soggetti e si ispira alle vecchie foto di famiglia, quando i loro genitori si vestivano mischiando lo stile occidentale con elementi più tradizionali. L’artista celebra le sue origini, un passato che non ha mai vissuto ma a cui si sente legata e rivendica a modo suo tutto ciò che è stato rubato agli africani attraverso il colonialismo.
La mostra è esposta negli spazi della galleria LO.FT di Lecce fino al 20 giugno.
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