Con Palermo 90 il fotografo Fabio Sgroi continua il racconto di una città che ha sempre vissuto all’ombra dei fatti di cronaca, nonostante coltivasse al suo interno fermenti di avanguardia e sperimentazione.

Se nel precedente volume Palermo 84/86, early works Sgroi è un punk che vive in prima persona l’underground palermitano, negli anni novanta diventa soprattutto uno spettatore che osserva cosa succede intorno a lui. La politica assume un ruolo di primo piano anche tra i giovani, basti pensare che proprio nell’università di Palermo nasce il movimento studentesco della Pantera, alla fine del 1989. Accanto al punk arrivano l’hip hop, la street art e i tatuaggi. Si sta insieme anche in maniera più organizzata, per proporre un’alternativa culturale e politica; cominciano le occupazioni e si organizzano i concerti della scena alternativa italiana e le rassegne di cinema d’essai. “Una cosa che solo pochi anni prima, quando io ero ventenne, era impensabile”, afferma Sgroi.

Palermo 90 (Union editions) racconta un luogo pieno di energia, di influenze e idee trasversali, ma che restano marginali nel panorama nazionale perché sono anche gli anni del maxiprocesso, di tangentopoli e delle stragi mafiose in cui muoiono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “Una città temuta, ma non rispettata, rifiutata perché diversa e occulta”, scrive Rodan Di Maria nell’introduzione del libro, aggiungendo che “non è facile a parole descrivere quella deriva, quella ricerca del non so che, quell’agitarsi inquieti nel ventre di quella che ci sembrava una carcassa e invece era una bestia ben viva, ma prossima all’abbattimento”.

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