
“Anche il fieno può essere un prodotto di lusso, almeno quello che proviene dalla pianura della Crau, nel sud della Francia”, scrive la Süddeutsche Zeitung. “È una varietà molto ricercata tra chi alleva cavalli di razza e dai produttori di vini e formaggi pregiati, che lo usano per le loro confezioni”. Il fieno di Crau, d’altronde, è stato il primo prodotto non commestibile a ricevere l’etichetta Appellation d’origine protégé (denominazione d’origine protetta), usata in Belgio, Francia e Lussemburgo. Attualmente una tonnellata di fieno di Crau costa tra i duecento e i 250 euro. Il fieno tedesco costa un terzo di meno, osserva il quotidiano bavarese. In questo settore sono attivi circa trecento produttori, che però devono fare i conti da tempo con diversi problemi. Innanzitutto, le loro terre sono minacciate da cinque oleodotti e dalla realizzazione di nuove autostrade, che dovrebbero sottrarre ampi appezzamenti alle coltivazioni. Ma il fieno di lusso, il cosiddetto “oro verde” di Crau, è un problema per la lotta al cambiamento climatico. La sua produzione richiede enormi quantità d’acqua, che da sempre arriva grazie a una rete di canali dal fiume Durance. “Oggi la produzione di fieno di Crau richiede circa trecento milioni di metri cubi d’acqua, che potrebbero riempire più o meno 2,5 miliardi di vasche da bagno. Il problema è che nel sud della Francia l’acqua è sempre più scarsa. E i produttori locali cominciano a dubitare che la loro attività sia sostenibile”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1415 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati