Dopo più di un anno di negoziati, la Commissione europea ha presentato agli stati dell’Unione una proposta in base alla quale le centrali nucleari e a gas naturale potrebbero rientrare come “soluzioni transitorie” nella cosiddetta tassonomia verde, che dovrebbe certificare la sostenibilità degli investimenti e in futuro potrebbe costituire un requisito per accedere ad alcuni fondi europei. Gli impianti dovranno soddisfare certe condizioni: le nuove centrali nucleari non potranno essere approvate oltre il 2045 e dovranno disporre di un piano per lo smaltimento sicuro delle scorie, mentre quelle a gas dovranno sostituire impianti più inquinanti e non potranno essere autorizzate dopo il 2030. Entro il 2035 inoltre dovranno essere riconvertite per essere alimentate a idrogeno. La proposta ha suscitato le critiche degli ambientalisti e di diversi governi, ma secondo il belga De Standaard riflette la volontà di trovare un compromesso tra gli interessi dei paesi europei, in particolare quelli della Francia, che non vuole rinunciare alle centrali atomiche da cui dipende la maggior parte della sua produzione di elettricità, e della Germania, che ha investito sul gas naturale per compensare gli effetti dell’abbandono del nucleare: il 1 gennaio tre delle ultime sei centrali atomiche tedesche sono state disattivate, e le altre tre saranno chiuse entro la fine dell’anno. Come spiega il polacco ** Rzeczpospolita**, inoltre, la proposta sembra rivolta a superare le resistenze dei paesi dell’Europa orientale, che vogliono puntare sull’energia nucleare e sul gas per mettere fine alla loro dipendenza dal carbone. Il 22 dicembre la Polonia ha selezionato i possibili siti per la costruzione della sua prima centrale atomica, e ha in programma di attivarne sei entro il 2040. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1442 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati