Succedono cose strane nella città ucraina occidentale di Leopoli: come ogni anno, nell’anniversario della morte di Jimi Hendrix, alcuni hippie ingrigiti s’incontrano al cimitero Litschakiwski e commemorano il chitarrista al quale devono la loro sopravvivenza spirituale nella tetra Unione Sovietica. Un capitano del Kgb in pensione si unisce al lutto e confessa di essere stato un fan di Hendrix in epoca sovietica e di aver passato le notti ad ascoltare i dischi sequestrati. Quella stessa notte, l’autista Taras guida ad alta velocità sulle strade sconnesse della città. Nelle settimane seguenti si ripetono strani episodi che ricordano Gli uccelli di Hitchcock. I gabbiani attaccano le giovani donne. Nessuno sa da dove vengano, Leopoli è lontana dal mare. Quando dalle tubature esce acqua salata, la gente del posto sospetta qualcosa di soprannaturale. Per quanto gli eventi possano essere fantastici, il colpevole dell’ultimo romanzo di Andrei Kurkov è una persona realmente esistente: lo scrittore Yuri Vynnychuk. Il personaggio di un progetto a cui sta lavorando, un marinaio di Odessa, gli si è rivoltato contro. L’autore si è vendicato cancellandolo dal manoscritto. Il marinaio del romanzo di Kurkov è quindi un revenant di un altro libro. Solo quando gli hippie si prendono cura del marinaio e lo rimettono su un treno per Odessa la maledizione finisce. Kurkov, nato in Russia nel 1961, passa con virtuosismo dalla realtà alla finzione. La letteratura può salvare il mondo, e viceversa. L’autore gioca ironicamente con il motivo storico della “liberazione di Leopoli”, che fu rivendicata successivamente dagli ucraini, dai polacchi, dai sovietici e dai tedeschi nel sanguinoso novecento. Ora sono i colorati fan di Jimi Hendrix a salvare la città dallo zombie di un romanzo incompiuto. Come tutti i libri di Kurkov, anche questo ha una dimensione allegorica: Taras, che porta il nome del poeta nazionale ucraino, fa amicizia con il suo vicino polacco e pensa a una joint venture con un russo. Anche l’ex agente del Kgb diventa simpatico. E la miseria economica non sembra un vicolo cieco. Con Kurkov, che si considera un autore ucraino di lingua russa, tutto finisce bene. Tuttavia, la realtà si è già lasciata alle spalle la visione fiduciosa di Kurkov del 2012.
Ulrich M. Schmid, Neue Zürcher Zeitung
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1454 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati