Il grattacielo, anche come celebrazione del capitalismo, è un elemento ormai immancabile nelle grandi città. E anche se per buona parte del novecento questi edifici sono stati quasi esclusivamente una prerogativa delle metropoli statunitensi, ormai sono diffusi in tutto il mondo. Di questa nuova generazione di palazzi, sempre più onnipresenti e alti, si occupa Supertall (W. W. Norton & Company), dell’architetto olandese, ma newyorchese di adozione, Stefan Al. Nel suo libro, diviso in due sezioni, Al afferma che nella nostra epoca i grattacieli sono il complesso risultato di più fattori e non più una semplice espressione di potenza economica, e fa una panoramica delle città in cui questa tendenza, tra luci e ombre, è più evidente. Ma anche se Al è un entusiasta, ai limiti del cliché quando definisce i grattacieli “le cattedrali del nostro tempo”, non può sottrarsi a qualche riflessione sulle grandi sfide sociali poste da questi altissimi edifici. E non stiamo parlando solo di sostenibilità, ma anche del divario crescente tra chi vive in alto e chi in basso. The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1456 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati