Monica Ali (Yolande De Vries)

Amore matrimonio racconta il fidanzamento tra Yasmin Ghorami, medica tirocinante di 26 anni i cui genitori sono originari di Kolkata, e il collega Joe Sangster, figlio benestante di un’autrice femminista. Quando il libro si apre, Yasmin si sta preparando nervosamente a una cena per far incontrare le due famiglie nell’enorme casa di Primrose Hill, nel nord di Londra, dove abita la sua futura suocera. Anche se Harriet si serve sempre del catering, la madre di Yasmin, Anisah, una casalinga vestita in modo eccentrico, ha passato dieci ore a cucinare. Yasmin sa che i suoi genitori insisteranno per venire dal sud di Londra con imbarazzante anticipo, stringendo borse di plastica piene di contenitori. L’elegante Harriet, che passa la sua vita a scrivere saggi sul senso di colpa progressista mentre organizza sontuose feste per letterati, “nasconderà garbatamente il suo divertimento”. Harriet è, infatti, entusiasta alla prospettiva di stringere nuovi legami familiari improntati alla diversità culturale. È discutibile se i Ghorami si sentano altrettanto entusiasti. Harriet è famosa per una fotografia scattata negli anni novanta in cui posava nuda, guardando la macchina fotografica con aria di sfida. Il fratello minore di Yasmin, Arif, laureato in sociologia e disoccupato, è felice di aver trovato quell’immagine online. Ha anche visto la madre leggere uno dei libri di Harriet sopra il cestino della cucina, per poi buttarcelo dentro. Il palcoscenico, quindi, è pronto per scontri culturali comici, tensioni generazionali, imbarazzo, incomprensione, conflitto e, speriamo, risoluzione. Amore matrimonio è un’esplorazione della modernità multiculturale britannica, attraverso temi come amore, sesso, classe, politica, fede e famiglia. Ali esplora anche questioni politiche contemporanee come l’islamofobia, il sottofinanziamento della sanità pubblica e la Brexit. C’è un cast numeroso di personaggi e i capitoli saltano tra prospettive diverse. Forse perché entriamo in così tante teste, spesso fugacemente, la complessità diventa ripetitiva. Ma comunque il romanzo è in gran parte coinvolgente, divertente e importante.
Lucy Atkins,
The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1460 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati