“La verità è che la storia dei miei capelli ricci interseca la storia di almeno due paesi e, in modo più panoramico e indiretto, la storia delle relazioni tra più continenti: una geopolitica”. Queste parole appartengono a Mila, la protagonista di Questi capelli di Djaimilia Pereira de Almeida, una donna nera nata a Luanda in Angola in una famiglia interrazziale e cresciuta in Portogallo. Nel libro i capelli ricci, un tratto così appariscente, diventano quasi un personaggio, come se prendessero vita propria. Pagina dopo pagina, la protagonista presenta i suoi ricordi d’infanzia, che includono i numerosi trattamenti ai capelli a cui si è sottoposta, così come i ricordi legati agli altri componenti della famiglia – tra cui le nonne, una nera e l’altra bianca – nonché momenti di affetto, scoperte e dubbi. Ogni ricordo ha i capelli in primo piano e contiene l’universo interiore della narratrice, che appare sempre come un’estranea nel suo paese, sia esso il Portogallo o l’Angola. In tono autobiografico, Questi capelli presenta una sorta di allegoria affettiva che, in un primo momento, può dare al lettore l’impressione di essere in contatto con la storia dell’autrice. Anche il nome del personaggio è simile a quello della scrittrice, eppure Mila non è Djaimilia. Mila è una donna molto complessa. Così com’è complesso il rapporto con i suoi capelli, sia il suo sia quello degli altri. La narrazione passa attraverso la negazione dei capelli ricci – con resoconti di tentativi di renderli più ordinati e addomesticati – e arriva all’incontro di Mila con la sua ascendenza. Africana della diaspora, la narratrice porta dentro di sé un senso di non appartenenza. Il viaggio di Mila è lo stesso di tante donne nere che, per far pace con i propri capelli, attraversano un processo lungo e travagliato, che comprende l’accettazione di sé e il ritrovamento della propria identità. Per gli altri, il testo è un’occasione per conoscere un po’ di più questa geopolitica dei capelli di cui parla Mila e per accompagnare la protagonista nella ricerca della propria casa.
Valerya Borges,
Carta Capital
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Questo articolo è uscito sul numero 1463 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati