Il 18 luglio l’Unione europea ha dato il via libera all’apertura dei negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord. La decisione, annunciata dalla Repubblica Ceca, che occupa la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione, è stata presa durante la riunione degli ambasciatori dei 27 paesi comunitari, il cosiddetto Coreper. L’Albania aveva ottenuto lo status di candidato ufficiale otto anni fa, e la Macedonia del Nord addirittura nel 2005. Nel caso di Skopje, la svolta è arrivata dopo che il parlamento ha approvato una proposta europea per mettere fine alla disputa storico-identitaria con la Bulgaria, che ha revocato il suo veto all’integrazione della Macedonia del Nord alla fine di giugno. Secondo il politologo romeno Ovidiu Nahoi, che interviene su Radio France International, questi ultimi sviluppi dipendono anche dall’indebolimento della posizione russa: “Mosca è pesantemente coinvolta nei Balcani occidentali e cerca di sfruttare la frustrazione che nei paesi della regione è stata alimentata dalla mancanza di progressi nel percorso verso l’integrazione europea. Ma l’aggressione russa all’Ucraina ha dato nuovo slancio alle ragioni dell’allargamento. Un fattore che probabilmente il Cremlino non aveva preso in considerazione”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1470 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati