…e il penoso, labirintico viaggio.
Goethe, Faust
Come musica il suo viso si insinuava in me,
aprendo la strada ad amorevoli visioni.
Ma spezzato è il collegamento tra le forme
e le cose da esse significate,
e siamo di nuovo nel labirinto del Minotauro,
dove dovremo cercare, uccidere
ed essere salvati.
Oltre l’ineluttabilità e la speranza
il simbolo ci conduce verso un insicuro lido
di cui non sappiamo il nome.
È un lume nell’ignoto questo attimo,
grazie a noi esiste
e di nuovo siamo costretti a descrivere il nostro amore
come un’avventura
che in ordine si raffredda.
Quando decidevo di abbandonarti,
assumevi l’aria di un bambino
in ascolto della sua sonnolenta natura,
e il tuo viso era completamente privo di espressione,
o forse emanavi l’impassibilità di una dea
innanzi alla rovina del mondo.
Tanto a lungo ho cercato la causa delle cose
oltre il loro frenetico involucro, al loro interno,
e solo il tuo viso, prima di separarci,
disserrava la strada con intrattenibile potenza
alla libertà di essere afflitto,
più ineffabile della musica era il tuo viso.
Grazie a noi esiste un labirinto
i cui confini si perdono in tutte le direzioni,
dove insicure linee e figure si combinano,
dove ombre vorticose attorniano pilastri di
[polvere addensata
e il filo tra chi è condannato e chi è salvo,
nell’ora del traslucido possesso
come musica vibrerà l’infinito filo.
Zlatomir Zlatanov
Zlatomir Zlatanov è un poeta e scrittore bulgaro nato nel 1953. È autore di tre libri di poesia e di un poema. Questo testo è tratto dalla raccolta Palinodii (“Palinodie”, Narodna Mladež 1989). Traduzione dal bulgaro di Alessandra Bertuccelli.
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Questo articolo è uscito sul numero 1481 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati