Il 3 novembre un uomo ha sparato all’ex primo ministro pachistano Imran Khan, ferendolo a una gamba e uccidendo uno dei suoi sostenitori a Wazirabad, nella regione del Punjab. Dopo essere stato sfiduciato dal parlamento ad aprile, Khan ha organizzato molte proteste di piazza per chiedere elezioni anticipate. E quando è stato dichiarato ineleggibile, il 28 ottobre ha intrapreso una “lunga marcia” da Lahore alla capitale Islamabad, scrive Business recorder. In un video diffuso dalla polizia l’attentatore ha detto che intendeva uccidere Khan perché “inganna i cittadini”, e di aver agito da solo. Ma l’ex premier ed ex giocatore di cricket, che non è in pericolo di vita, ha accusato i vertici politici e militari del paese di aver organizzato l’attentato. Il primo ministro Shehbaz Sharif ha negato ogni coinvolgimento, ma i contorni dell’attacco restano un mistero: “Il 7 novembre la corte suprema ha ordinato alla polizia di aprire un’indagine ufficiale, ammonendola per il ritardo”, riporta la Bbc. Secondo Dawn, “l’incidente aggraverà la polarizzazione politica in Pakistan, indebolendo la capacità del paese di affrontare l’emergenza economica. L’instabilità potrebbe aprire una crisi senza precedenti”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati