La studente liceale Armita Garawand, entrata in coma in circostanze poco chiare un mese fa, è morta il 28 ottobre. Una settimana prima era stata dichiarata in stato di morte cerebrale. Garawand, 16 anni e originaria di una regione a maggioranza curda, era ricoverata all’ospedale Fajr di Teheran dal 1 ottobre. Secondo le organizzazioni per la difesa dei diritti umani è stata aggredita dalla polizia religiosa in metropolitana perché non indossava il velo, mentre le autorità sostengono che ha avuto un malore. Radio Farda racconta che Garawand è stata sepolta a Teheran il 29 ottobre sotto la stretta sorveglianza delle autorità e che durante la cerimonia sono state arrestate diverse persone, tra cui due parenti e la nota avvocata e attivista per i diritti umani Nasrin Sotoudeh. L’emittente ricorda che subito dopo l’incidente in metropolitana le autorità hanno isolato i familiari di Garawand, impedendo ai giornalisti di contattarli. Secondo quanto riferito da un parente, “gli agenti della sicurezza hanno detto alla famiglia che avrebbero restituito il corpo a condizione che il funerale si tenesse a Teheran e non nel loro villaggio di origine nella provincia occidentale di Kermanshah”. Questo caso ricorda quello di Mahsa Jina Amini, la cui morte nel settembre 2022 ha dato il via a mesi di proteste contro il regime.

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Questo articolo è uscito sul numero 1536 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati