“Per mantenere il pianeta abitabile la maggioranza delle riserve di petrolio e di gas devono rimanere sottoterra. Le raccomandazioni del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) sono chiare, la loro applicazione molto meno. Chi deve sfruttare quel che si può estrarre? A rigor di logica, i governi africani. Ma i paesi occidentali li costringono a praticare una moderazione che loro invece rifiutano”, scrive Jeune Afrique in vista della conferenza sul clima Cop28, che s’inaugura alla fine del mese negli Emirati Arabi Uniti. “Invocando il diritto degli africani a sfruttare le proprie risorse, alcuni leader hanno lanciato dei progetti estrattivi, ma i combustibili fossili contribuiranno davvero allo sviluppo dei loro paesi? Questi progetti sono spesso portati avanti da aziende straniere e hanno subìto un’accelerazione da quando l’Europa cerca di fare a meno del gas russo”. Jeune Afrique ricorda che in Africa il 40 per cento della produzione petrolifera è in mano a stranieri e che tra le prime dieci aziende proprietarie di nuovi giacimenti di gas solo due sono del continente: l’algerina Sonatrach e la mozambicana Enh. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1537 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati