I fiumi dell’Alaska sono diventati arancioni. Il giornalista Alec Luhn ha accompagnato una spedizione scientifica che ha indagato sul fenomeno in una delle zone più remote degli Stati Uniti, i monti Brooks, nel nordovest dell’Alaska. I corsi d’acqua della regione sembrano essersi “arrugginiti”, scrive Luhn, e somigliano più a scarichi industriali che a torrenti di montagna. Le analisi chimiche hanno riscontrato grandi quantità di ferro. L’acqua ha un livello di acidità paragonabile a quello dell’aceto, tanto che la vegetazione sulle sponde sembra bruciata. Queste condizioni sono insostenibili per molti organismi acquatici, e le conseguenze si propagano nell’ecosistema fino a raggiungere gli orsi grizzly. Si pensa che il fenomeno sia dovuto allo scioglimento del permafrost (il terreno permanentemente gelato) dovuto al cambiamento climatico. Secondo alcuni ricercatori le rocce esposte all’acqua per la prima volta dopo millenni potrebbero rilasciare ferro. Oppure l’effetto potrebbe essere dovuto all’azione dei batteri nel suolo. Intanto la popolazione locale teme di rimanere senz’acqua potabile e di non poter più pescare. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati