◆ La penisola araba è nota per i suoi deserti, ma ospita anche grandi campi di lava. Nella parte occidentale della regione ci sono almeno dodici campi vulcanici chiamati harrat. L’harrat Khaybar, che misura 14mila chilometri quadrati, è stato formato negli ultimi cinque milioni di anni da una catena di vulcani che si estende per cento chilometri da nord a sud. Il sistema è considerato ancora attivo e otto colate hanno meno di 1.500 anni. In questa immagine sono visibili tre dei vulcani più recenti dell’harrat Khaybar, creati da diversi tipi di eruzione.

Il Jabal Qidr è costituito da colate di lava basaltica. Ha la tipica forma conica di uno stratovulcano, con un cratere di 400 metri di diametro. Il Jabal Abyad, formato da una lava viscosa e ricca di silicio chiamata riolite, è un duomo, cioè una massa arrotondata di colate più spesse. A 2.090 metri sul livello del mare, è il rilievo più alto della regione. Il Jabal Bayda, infine, è un cono di tufo con un cratere di 1.400 metri di diametro. I coni di tufo sono formati dall’interazione tra il magma in risalita e l’acqua, che riscaldandosi si trasforma in vapore e si espande violentemente, frammentando la lava in pennacchi di cenere.

Abyad e bayda sono il maschile e il femminile della parola “bianco”in arabo. Il colore chiaro di queste montagne deriva dalla cenere di comendite, e contrasta con i toni più scuri della lava basaltica del Jabal Qidr.–Nasa

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Questo articolo è uscito sul numero 1565 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati