Ci vorrebbe un’intera recensione per descrivere il curriculum del chitarrista e produttore Alessandro “Asso” Stefana: ha suonato con Mike Patton, Micah P. Hinson, Penguin Cafe e Calexico. Collabora da decenni con il cantautore italiano Vinicio Capossela. Ha lavorato con il leggendario compositore Alessandro Alessandroni, ma anche con Bill Frisell e Marc Ribot, e Pj Harvey nel disco The hope six demolition project. È proprio il legame con Polly Jean quello di maggiore significato per il suo secondo disco solista. Pj Harvey, nel ruolo di produttrice esecutiva, sembra aver dato a Stefana la sicurezza di fare le cose senza compromessi. Il risultato è un album che non riassume semplicemente le influenze del musicista bresciano, ma lo porta a unire passato e presente. Ascoltando il suono quasi appalachiano di The wandering minstrel, si sentono echi della tradizione balcanica e celtica. L’album raggiunge l’apice nei tre brani che riprendono le registrazioni d’archivio di Roscoe Holcomb. Per intrecciare la propria musica con una voce così fondamentale del folk statunitense non è necessaria solo faccia tosta, ma anche una vera sensibilità artistica. E Stefana porta a termine l’impresa. Alessandro “Asso” Stefana è un significativo passo avanti nel territorio ambient country.
John Parry, Backseat mafia

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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati