La morte di due monaci uccisi dall’esercito nella regione di Mandalay ha fatto riemergere il timore che la giunta militare stia cercando di mettere il clero buddista contro le forze ostili al regime, scrive The Diplomat. Inizialmente, infatti, l’esercito ha accusato degli omicidi i ribelli armati, per poi ammettere la sua colpevolezza e scusarsi. Uno dei due monaci uccisi era una figura importante della Samgha samagga, una delle massime associazioni buddiste in Birmania. Poco dopo i militari hanno ucciso un altro monaco, insegnante in un villaggio. Anche in questo caso ha cercato di scaricare la responsabilità sulle forze ostili al regime, che accusano la giunta di voler scatenare una “guerra santa” per giustificare il golpe del 2021. “Potrebbe sembrare un’ipotesi inverosimile”, continua The Diplomat, “ma la giunta è pronta a tutto dopo aver perso il controllo dei confini e della maggior parte degli stati e delle regioni fuori dall’arida pianura centrale del paese, storica roccaforte dell’esercito”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 31. Compra questo numero | Abbonati