Per chi guarda da fuori, e a dire il vero anche per molti all’interno del paese, il cinema indiano coincide con i film masala, che prendono il nome dalla miscela di spezie onnipresente nella cucina tradizionale. Sono pellicole che presentano un miscuglio di generi, intrecci ricorrenti ed eroi fuori dall’ordinario. La maggior parte dei film che hanno successo in India – quasi tutti di Bollywood, il gigante dell’industria cinematografica in hindi che deve il suo nome alla fusione di Bombay e Hollywood – rientra nella categoria dei masala. Tuttavia questi melodrammi dai grandi budget e pieni di azione nascondono una produzione cinematografica indiana più varia.
A fare da apripista in quanto a varietà e raffinatezza è Mollywood. Il nome allude al malayalam, la lingua parlata nello stato del Kerala da cui provengono i registi. Si può dire che sia il settore cinematografico più prolifico: nel 2023 sono usciti circa duecento film in malayalam. Bollywood, che si rivolge a circa 500 milioni di persone di lingua hindi, quindici volte di più dei 35 milioni di abitanti del Kerala, ne ha prodotti più o meno lo stesso numero.
Sfumature molto apprezzate
Non è solo una questione di quantità, ma anche di qualità, e le storie ricche di sfumature sono molto apprezzate. Manjummel boys, uscito a febbraio, ha guadagnato 2,4 miliardi di rupie (27 milioni di euro) al botteghino. È stato il film in malayalam di maggiore successo nella storia e il terzo per incassi in India nel 2024. A differenza di altri blockbuster nazionali, il cast del film è relativamente sconosciuto e la storia è abbastanza insolita (un thriller su un gruppo di ragazzi che cerca di salvare un amico intrappolato in una grotta).
Nella sua semplicità – è costato duecento milioni di rupie (2,23 milioni di euro) – Manjummel boys è in netto contrasto con Fighter, il maggiore successo di Bollywood della stagione, un film di cassetta costato tredici volte tanto con una trama nazionalista in cui l’aeronautica indiana si scontra con quella pachistana. Tanto per stare sicuri, in mezzo c’è anche una storia d’amore tra le due più importanti star di Bollywood.
Manjummel boys non è un’eccezione, ma fa parte di una serie di opere in malayalam uscite di recente che è stata campione di incassi. Dei dieci film indiani che nel 2024 hanno incassato di più, tre sono produzioni di Mollywood. E sono abbastanza originali. Aadujeevitham (Vita da capra), uscito a marzo, racconta la storia vera di un lavoratore immigrato in Arabia Saudita, ridotto in schiavitù e costretto a fare il guardiano di capre. Aavesham (Eccitazione) segue alcuni studenti universitari le cui vicende s’intrecciano a quelle di un eccentrico gangster. Infine c’è Bramayugam (L’età della follia), un horror girato in un raro bianco e nero.
Per anni i film del Kerala si sono rivolti solo a un pubblico interno, ma adesso vengono visti anche altrove. Grazie alla diffusione dello streaming, film regionali doppiati o sottotitolati possono essere diffusi in tutto il territorio nazionale. Questa tendenza ha subìto un’accelerazione durante la pandemia, quando gli indiani, costretti a restare in casa e affamati di film, hanno finalmente scoperto quelli realizzati in malayalam. The great indian kitchen, uscito nel 2021 su Prime Video, raccontava la storia delle fatiche di una casalinga in una famiglia patriarcale. È stato girato in una sola location ed è diventato un successo, tanto da aver ispirato un remake anche in hindi. Tra l’altro Bollywood ha spesso riadattato film di successo in malayalam, ma raramente con la stessa eleganza.
Cosa spiega la peculiarità di Mollywood? Una delle ragioni è la storia del settore. Molti dei primi film indiani si basavano su storie tratte dai poemi epici hindi come il Mahabharata. Avendo come protagonisti delle divinità, tra cui Ganesha con la testa di elefante, richiedevano protesi e costumi molto costosi. Come racconta il critico cinematografico G.P. Ramachandran, le case di produzione del Kerala invece hanno evitato accuratamente racconti del genere. Almeno in parte per ragioni finanziarie ma soprattutto per una scelta precisa: lasciarsi plasmare dai movimenti letterari e sociali dello stato, che nel novecento era terreno fertile per il comunismo, come del resto lo è ancora oggi. Tanto i film di nicchia quanto quelli più commerciali esplorano problemi sociali.
Un pubblico esigente
Un altro fattore da tenere in considerazione è la composizione demografica del Kerala. Solo il 55 per cento della popolazione è indù, rispetto all’80 per cento a livello nazionale. Le comunità cristiane e musulmane dello stato (rispettivamente il 18 e il 27 per cento del totale) chiedono contenuti che parlino a un pubblico più vasto. I film in malayalam evitano le tematiche religiose che hanno permeato Bollywood in concomitanza con l’ascesa del Bharatiya janata party (Bjp), il partito nazionalista indù al potere in India. Per lo stesso motivo il Bjp non ha fatto molta strada in Kerala, da sempre dominato da partiti secolari e orientati a sinistra.
Il pubblico del Kerala, poi, è particolarmente esigente. Questo stato è il più sviluppato dell’India e la sua popolazione la più alfabetizzata. Gli abitanti del Kerala sono orgogliosi dei loro gusti e dall’istituzione della prima casa di produzione nel 1965 si è registrata una proliferazione di gruppi cinematografici.
I registi organizzano proiezioni con film ricercati ed espongono gli aspiranti cineasti a tecniche raffinate provenienti da tutto il mondo.
Secondo le stime del critico C.S. Venkiteswaran, circa la metà di tutti i film di Mollywood sono realizzati da produttori alla loro prima esperienza, in grado di offrire nuove idee. Come per i film indipendenti in occidente, i budget contenuti possono rivelarsi utili perché costringono gli autori a concentrarsi sulla narrazione e lo sviluppo dei personaggi invece di affidarsi a effetti spettacolari o a scenografie elaborate.
Una ricerca condotta da una società di consulenza nel 2021 ha rilevato come, rispetto ad altre industrie cinematografiche regionali, i film in malayalam hanno protagonisti più umili, “ordinari”, e molti meno antagonisti.
Mollywood non è ancora una forza commerciale potente: l’anno scorso solo il 7 per cento delle sue produzioni ha portato guadagni significativi, ma il successo di questi pochi film dimostra che quelle storie hanno un loro pubblico. Il botteghino indiano può essere instabile, sottolinea Ramachandran, ed è improbabile che gli spettatori abbandonino del tutto le loro adorate storie masala. Con il passare del tempo, però, i film malayalam potrebbero contribuire a una dieta cinematografica più bilanciata. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati