Costantinopoli, inizi del novecento. Nella capitale di un impero in decadenza, tra tensioni politiche e guerre di clan, la vita può essere un gioco d’azzardo, una partita a dadi. A sedici anni Ziya vendica con alcuni complici l’omicidio del fratello: nel bel mezzo del processo uccide il piccolo criminale albanese che doveva essere giudicato per quel delitto. Lo arrestano, ma gli viene offerta la possibilità di fuggire al Cairo e vivrà lì per qualche anno protetto da oscure figure a cui un giorno potrà essere utile. I dadi è un brutale e disperato romanzo di formazione ed è l’ultimo volume della trilogia che lo scrittore turco Ahmet Altan ha scritto in carcere. Senza cadere nel terreno scivoloso della politica del suo paese Altan sottolinea le somiglianze tra l’impero ottomano di ieri e la Turchia di oggi: corruzione, cattive decisioni su scala nazionale, odio tra le persone. Sembra quasi la stessa Turchia.
Christian Desmeules, Le Devoir

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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 79. Compra questo numero | Abbonati