La donna è il futuro delle banlieue. Questo sembra suggerire il secondo film di Ladj Ly (premio della giuria a Cannes 2019 con Les misérables), che nelle periferie ci è cresciuto. L’incarnazione di questa premessa è Haby (Anta Diaw), una giovane di origini maliane, militante per il diritto alla casa. Generosa, combattiva e non violenta – al contrario del suo amico Blaz (Aristote Luyindula), spinto dalla disperazione su una strada estrema – Haby fa sua la causa degli abitanti di un edificio insalubre, colpito da un incendio che il nuovo sindaco (Alexis Manenti) – una via di mezzo tra Jordan Bardella e Jean-François Copé – usa come pretesto per far sgomberare lo stabile. La politica della terra bruciata adottata dal sindaco è fin troppo esplicita. Peggio ancora, il suo vice nero (Steve Tientcheu), difende senza convinzione questo massacro abitativo. Anche se l’epilogo sembra esageratamente drammatico, Ladj Ly filma, senza manicheismo, la sofferenza degli sfollati e la ferocia delle speculazioni.
Jérôme Garcin, Le Nouvel Obs

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Questo articolo è uscito sul numero 1573 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati