Per tutto l’ottocento Giacomo Meyerbeer è stato uno dei compositori più rappresentati sulle scene operistiche internazionali. Poi è passato di moda, e non ha mai beneficiato di una rivalutazione critica come quella che ha riportato Rossini e Donizetti in primo piano. Oggi la London Symphony Orchestra pubblica Le prophète, uno dei suoi più sfavillanti grand opéra, ripreso da una messa in scena al festival di Aix-en-Provence del 2023. È un’esecuzione sempre emozionante, dall’inizio pastorale con i suoi archi sempre fluidi ai fragorosi ottoni del crollo finale, con una direzione ricca di dettagli e ottimi ensemble corali francesi. Il cast vocale è impressionante anche nei ruoli secondari, come i tre anabattisti. Il soprano Mané Galoyan è una Berthe squisita; Elizabeth DeShong nei panni di Fidès è un mezzo soprano abbagliante, con la sua credibilità espressiva; e il tenore John Osborn risolve brillantemente le mille trappole vocali della parte del profeta Jean de Leyde. Speriamo che questo meraviglioso album inauguri una tanto attesa Meyer­beer renaissance.
Pablo L. Rodríguez, Scherzo

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Questo articolo è uscito sul numero 1573 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati