Shiba Ryōtarō è stato uno dei più amati autori di narrativa storica giapponese. Nelle parole di Frank Gibney, che firma la prefazione dell’edizione inglese, “è lo scrittore nazionale giapponese… basta il suo nome in copertina per garantire la massima diffusione nel paese”. Sebbene abbia pubblicato più di quaranta romanzi fino alla sua morte nel 1996, fuori dal Giappone il suo nome è circolato poco. In L’ultimo shōgun racconta la fine dello shogunato, il governo dei capi militari, e la restaurazione dell’impero negli anni sessanta dell’ottocento. Ryōtarō punta l’attenzione soprattutto sulle stanze del potere e sulle macchinazioni politiche. Il protagonista è lo shogun in carica, Yoshinobu Tokugawa, e l’autore ricostruisce la sua storia usando documenti storici e immaginando momenti più personali e interiori. La storia procede seguendo una linea biografica che include veri resoconti di riunioni e consigli realmente avvenuti, citazioni da documenti storici, mescolati a una narrazione avvincente ricca di dialoghi immaginati e confessioni molto private. Yoshinobu Tokugawa è rappresentato come un uomo pronto a tutto per il bene del suo popolo, anche a rinunciare al suo potere e alla sua ricchezza. Parte della popolarità di Shiba Ryōtarō dipende dalla sua abilità di mostrare ai lettori un Giappone di cui si può essere orgogliosi senza mai cadere nel nazionalismo o nel revisionismo. In molti sensi l’ultimo shogun è l’eroe di cui il Giappone moderno ha bisogno.
Iain Maloney, The Japan Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1592 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati