Con cinque album in studio in poco più di sei anni, Bad Bunny ha fatto musica per le masse senza sacrificare la sua cultura. Ora, compiuti trent’anni, si è fermato a riflettere su questo momento senza precedenti: un’epoca in cui l’urbano è salito sul palcoscenico globale e rischia di essere vittima della sua stessa mercificazione. Avrebbe potuto reclutare i più grandi nomi della musica latina per inseguire altri Grammy, invece è tornato nella sua amata Puerto Rico, stringendo un legame più profondo con la sua comunità. In un momento politico difficile, dopo la vittoria di Donald Trump e la sconfitta del Partito indipendentista portoricano alle elezioni del 2024, il disco in studio Debí tirar más fotos (avrei dovuto fare più foto) è una dichiarazione coraggiosa, una testimonianza innovativa della sua evoluzione artistica. Il brano d’apertura, Nuevayol, si accende con un campionamento della hit salsa del 1975 Un verano en Nueva York, prima d’infiammarsi in un’esplosione di follia dembow dominicana in una sapiente collisione tra passato e presente. Forse il risultato più impressionante ottenuto da Bad Bunny con questo lavoro è che le generazioni più anziane hanno cominciato ad aprezzare davvero l’urbano. Con la sua applicazione equilibrata di riferimenti intergenerazionali, Debí tirar más fotos sta colmando un divario. Questo album è nostalgico per gli anziani portoricani ma ispira anche le nuove generazioni a portare avanti i loro insegnamenti. Recuperare le radici. È lì che si trova la medicina.
Tatiana Lee Rodriguez, Pitchfork

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Questo articolo è uscito sul numero 1597 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati