Una vita spesa al servizio di sogni e fantasie si scontra con una realtà spietata: una veterana showgirl di Las Vegas, Shelly, è costretta ad affrontare un futuro che non ha più bisogno del suo sorriso e della sua scollatura. Il terzo lungometraggio di Gia Coppola (nipote di Francis) dura poco meno di novanta minuti ed è stato girato in 18 giorni. La sua struttura è più un insieme di vignette che una storia lineare. E inizialmente si è tentati di liquidare come superficiali il film e la sua protagonista, con la sua vocina infantile. Ma nel complesso questo inno malinconico a un’era che sta per concludersi ha un suo potere. E Anderson, il cui personaggio s’interroga su cosa le riserva il futuro e sul peso delle scelte che hanno plasmato il suo passato, è perfetta: con la sua interpretazione, in un colpo solo, ha rimesso in discussione il modo in cui è stata percepita come attrice.
Wendy Ide, The Observer
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Questo articolo è uscito sul numero 1608 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati