Nei giorni scorsi un dibattito presidenziale è diventato molto popolare. E non è quello a cui state pensando tutti. Era un video che al film dell’orrore Biden-Trump alternava spezzoni del confronto televisivo del 2012 tra i due aspiranti presidenti Mitt Romney e Barack Obama. Postato da @IrishPatri0t, un cartografo con scarso seguito su X, il contenuto ha raggiunto 43 milioni di visualizzazioni. Lasciate che vi racconti di un’epoca più gentile. Nel 2012 a Denver due uomini si confrontarono in un dibattito. Il pubblico li ascoltava in silenzio. In un’ora e e mezzo furono discussi cinque temi politici. I candidati si salutarono calorosamente, affrontando con serietà gli argomenti dell’avversario, ascoltandosi con rispetto. Il moderatore gli dava tempo per spiegarsi. Non posso garantire sull’accuratezza dei dati esposti, ma nulla faceva pensare che uno dei due stesse mentendo.

Oppure, se torniamo ancora un po’ più indietro nel tempo, al 2008, emerge un’altra istantanea politica che oggi sembra inconcepibile. Il candidato John McCain si rifiutò di parlar male del suo avversario Barack Obama durante un comizio del Partito repubblicano, dicendo a un intervistatore: “È una persona per bene, e non c’è da preoccuparsi se diventasse presidente degli Stati Uniti. Semplicemente non sono d’accordo con lui su alcune questioni fondamentali”.

Il leader laburista Keir Starmer dovrebbe dare la priorità a quei mezzi d’informazione che cercano, come fa lui, di spiegare le cose in modo articolato

Cos’è successo? Com’è possibile che in dodici anni appena siamo piombati da un dibattito civile a una sorta di demenziale spettacolo di fenomeni da baraccone? Non si tratta solo del fatto che i candidati appartengono a generazioni diverse.

Tutto questo mi ha fatto riflettere sulla sorte dell’ex premier britannico Rishi Sunak. Ve lo ricordate quando si è affacciato per la prima volta nell’immaginario collettivo? Un bravo ragazzo, un po’ nerd. Onesto, competente, educato. Proprio quello di cui avevano bisogno i conservatori dopo la corruzione, le menzogne e i clientelismi di Boris Johnson e i folli 49 giorni di Liz Truss. Il bravo ragazzo Rishi il 5 luglio ha fatto brevemente ritorno sui gradini di Downing ­street (la residenza del premier britannico) per il suo discorso d’addio. Durante il suo periodo in carica quella compostezza non è durata molto. Avrebbe potuto lasciar perdere la favoletta di trasferire i migranti in Ruanda e governare onestamente l’economia. Invece ha messo il Ruanda in bella vista nella sua vetrina. Avrebbe potuto respingere l’istigazione populista allo scontro tra culture, invece ha scelto di abbracciarla. Avrebbe potuto adottare un atteggiamento più da statista nei suoi appuntamenti settimanali in parlamento con il leader laburista Keir Starmer, invece ha deciso d’interpretare la parte del personaggio beffardo. Sembrava incapace di empatia. È diventato via via sempre più robotico, aggressivo, chiassoso e petulante. Nel dibattito televisivo finale con Starmer questo suo nuovo stile da bullo è stato abbastanza efficace. Ma anche spiacevole.

Non abbiamo bisogno di leader piacevoli. Non credo che Churchill se la cavasse bene su questo fronte. Ma quel dibattito tra Romney e Obama dava l’esempio di due politici onesti e rispettosi che erano disposti a cercare un terreno comune. Questo spiega i 43 milioni di visualizzazioni: il rimpianto per qualcosa che è andato perduto.

E questo ci porta al nuovo primo ministro britannico, Keir Starmer: è arrivato alla politica abbastanza tardi nella sua vita. E forse non è proprio un gran leader. Come Sunak, sembra una brava persona, un po’ nerd. Ma è onesto, competente e con un pizzico di empatia in più. Come potrà ritrovare un po’ dello spirito del duo Romney-Obama e coltivare una politica dignitosa e leale? Non potrà cambiare da un giorno all’altro il sistema elettorale, ma archiviare l’obsoleto voto parlamentare bipartitico (una riforma attesa ormai da troppo tempo) servirebbe a stemperare il clima litigioso del paese.

I social network hanno fatto la loro parte nel rendere la politica più urlata, disonesta e polarizzata. Ma anche i mezzi d’informazione dovrebbero interrogarsi. Perché non chiedere alla commissione elettorale del Regno Unito di avere un ruolo di controllo sui futuri dibattiti elettorali?

Starmer dovrebbe dare la priorità a quei mezzi d’informazione che cercano, come fa lui, di spiegare le cose in modo articolato. Dovrebbe farla finita con la cultura delle poltrone per gli amici; nominare le persone migliori nei ruoli più importanti della vita pubblica; creare un partito aperto; prendersi il venerdì sera libero quando è possibile; fare un salto allo stadio; essere gentile, empatico, sincero.

Impossibile? Non credo. Probabilmente la destra britannica entrerà presto in un periodo di lotte intestine. Una grande occasione per il primo ministro d’innalzarsi al di sopra della mischia e mostrare che la politica non dev’essere per forza così. Le cose possono solo migliorare. ◆ fdl

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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati