Ho partecipato al Midnight sun film festival, in Lapponia. Ora è sempre giorno a quelle latitudini, quindi l’unico modo di trovare il buio ed evocare la realtà è entrare in una sala cinematografica. La sala in questo caso è un tendone da circo da mille posti, dove si alternano proiezioni di film contemporanei a film muti accompagnati da musica dal vivo, cinekaraoke e incontri con i registi. Si dice che durante un sopralluogo i fratelli Kaurismaki fecero rifornimento al distributore di un paesino lappone dimenticato sulla strada per il polo nord. Entrarono nel bar accanto al distributore e rimasero in silenzio a respirare la tristezza che aleggiava nell’aria. Poi si guardarono e presero una decisione: fondare proprio lì un festival cinematografico per scoprire se il cinema potesse salvare vite. Da allora nel paesino di Sodankylä confluiscono ogni anno migliaia di giovani per il festival, si accampano ovunque, e sembra che nei film ci sia l’urgenza di un messaggio nella bottiglia arrivato per miracolo attraverso il mare del tempo. Dopo cinque giorni in Finlandia, rivedere la notte mi fa all’improvviso ricordare le stelle. A volte distrattamente considerate ( con-siderare significa etimologicamente mettere insieme le stelle), per una settimana solo desiderate ( de-siderare , in assenza di stelle), eccole di nuovo brillare, come nuove. E non capisco se ho avuto nostalgia della notte o se i miei occhi usciti da quel cinema sgangherato ci vedono meglio.

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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati